Terra e libertà: cronache da Conversano

Piero Maestri

Dal 4 al 6 ottobre si è tenuta alla Masseria dei Monelli di Conversano l’assemblea nazionale di Fuorimercato. Un appuntamento come sempre aperto che ha saputo trovare le parole per raccontare e rilanciare pratiche dell’alternativa.


Fuorimercato - autogestione in movimento è un'organizzazione che sta ancora facendo i primi passi e risulta difficile definirla in maniera troppo rigida. Decisamente l'unico modo per farlo in maniera approfondita sarebbe quello di raccontarne le quotidiane pratiche solidali di lotta e mutuo aiuto.
Come si fa allora a raccontare un'assemblea nazionale, che è fatta essenzialmente di parole, di racconti, di scambio verbale.

Potremmo farlo a partire dalle cene. Terra e libertà è stata infatti anche la condivisione dei cibi e delle cucine di terre diverse, cucinate negli spazi della Masseria dei monelli. Venerdì sera l''Osteria Popolare del BreadAndRoses e Le Cucchiarelle Rosse Fuorimercato hanno collaborato con Mshikamano di Milano e Villa Roth - casa autogestita di Bari, per preparare un piatto africano, mentre la sera successiva il gruppo Falafest di Bari ha preparato cibo palestinese, in una serata aperta anche a chi non partecipava all'assemblea.
E tutti i prodotti per la preparazione dei piatti provenivano da produttori agricoli locali o comunque da filiere etiche e solidali.
Ecco, in questo caso partire dal cibo è un buon modo per raccontare uno spazio nel quale le parole erano direttamente relazionate, intrecciate, con le pratiche quotidiane dei nodi della rete Fuorimercato.

In questa assemblea, come e più di quelle precedenti, abbiamo cercato di capire come le nostre pratiche, i nostri impegni, le nostre sperimentazioni potessero avere un senso per i movimenti sociali che più di tutti stanno caratterizzando la mobilitazione politico-sociale di questi mesi: da un lato la grande partecipazione di giovani alle manifestazioni contro il cambiamento climatico, e dall'altro la ripresa di un movimento femminista centrato in primo luogo contro ogni forma di violenza e discriminazione.
Riguardo le mobilitazioni contro il cambio climatico e di Fridays for Future, l'approccio dell'assemblea non era in alcun modo quello di capire come "insegnare" a questi movimenti cosa dovrebbero fare, o anche solo trovare spazi per condurre una battaglia egemonica al loro interno.
Al contrario, la scelta è stata quella dell'ascolto delle ragioni e delle passioni di questi movimenti, per capire come possiamo contribuire alla loro crescita e come le nostre pratiche - in particolare quelle legate all'agroecologia e alla difesa e sostegno dell'agricoltura contadina e della riappropriazione di spazi agricoli abbandonati o a rischio di abbandono - possano rappresentare uno spazio comune di relazione e sperimentazione.
L'assemblea, per decisione delle donne di Fuorimercato, ha avuto anche un momento di discussione non mista, uno spazio nel quale le donne avessero maggiore libertà per porre attenzione alle dinamiche di potere e di divisione discriminante delle attività all'interno della stessa nostra organizzazione. Affinché sia questa nel suo insieme ad affrontarle, è necessario uno sguardo e una parole di donne, libera e forte.

Le parole delle plenarie e dei workshop hanno provato a partire da quello che facciamo, per comprenderne le potenzialità - da un lato, - e dall'altro dare loro una maggiore efficacia e capacità di andare oltre i soggetti che già incontriamo.
Per questo abbiamo provato a partire da quattro assi politico-sociali che rappresentano per noi in questo momento le ragioni di fondo del nostro impegno.
In primo luogo la progettualità economica - perché un'organizzazione che al centro mette il mutualismo ha senso si definisce attraverso la costruzione di progetti che cerchino di sottrarsi dalle logiche e dalle dinamiche del mercato, dando vita ad una rete di progetti e di distribuzione di prodotti - appunto - fuorimercato. Naturalmente in prima fila c'è la questione dell'alimentazione e del cibo, vero e proprio terreno di scontro (di classe).

In secondo luogo, un'organizzazione mutualistica ha necessariamente al centro la questione del lavoro - in un'accezione larga - del reddito e della difesa e promozione di diritti, contro ogni discriminazione. L'esperienza di "sportelli" mutualistici, che stiamo sperimentando in diversi nodi, con una forte caratterizzazione femminista, è stata il punto di partenza per una riflessione del nostro impegno sindacale - nel senso più genuino e originario del termine. Ci si è dati un maggiore impegno per la formazione - ai diritti e alle pratiche vertenziali - e per una comprensione di un approccio alle condizioni di lavoratrici e lavoratori a 360°: per esempio considerando la lotta per l'uscita dalla violenza come parte integrante di questo impegno.
Naturalmente questa riflessione deve avere sempre presente che qualsiasi approccio al lavoro e ai suoi soggetti deve avere un punto di vista attento alle divisioni sessuali e di "razza", e quindi saper praticare la necessaria intersezionalità nelle vertenze e nelle relazioni sociali.

Questo ci porta un terzo asse di impegno, quello in ambito agricolo. Qui si intrecciano molte delle nostre pratiche, delle nostre relazioni, delle nostre stesse ragioni fondative. Un impegno che è in primo luogo quello della difesa, sostegno, allargamento delle produzioni agricole sottratte alle logiche del mercato e della Grande distribuzione organizzata - che ci ha portato alla costruzione di una rete distributiva nazionale e a vere e proprie filiere alternative (il caso della salsa di pomodoro Sfruttazero è emblematico e comunemente riconosciuto, ma non è il solo). Questa attività è direttamente ed evidentemente legata alla costruzione di una società che faccia a meno di emissioni climalteranti e inquinanti e che recuperi saperi tradizionali e li sappia far incontrare con la migliore ricerca scientifica e sociale. L'incontro con i movimenti di difesa territoriale, in particolare quelli pugliesi ), è stato in questo senso molto proficuo.
Ma agricoltura significa anche sfruttamento di lavoratrici e lavoratori - in particolare migranti e non - e diffusione di pratiche che in alcuni casi estremi si configurano come vere e proprie forme contemporanea di schiavitù. Il nostro impegno agroecologico e sindacale vuole avere al centro la lotta contro lo sfruttamento e il protagonismo di queste lavoratici e lavoratori. A partire da una campagna contro i decreti sicurezza - di qualsiasi governo succedutesi succedutosi negli ultimi anni - che hanno reso inapplicabili persino i diritti più elementari, come quello alla salute e all'abitare.

Infine, abbiamo voluto riprendere la riflessione sui beni comuni e gli usi civici, a partire dalle esperienze di riappropriazione di spazi che fanno parte della nostra rete (da Mondeggi a Villa Roth, da Ri-Make al Bread&Roses e così via). Abbiamo in questi mesi partecipato agli incontri della rete nazionale per i beni comuni, ed insieme a loro vogliamo far crescere progetti concreti di usi civici e di vertenze con le amministrazioni pubbliche per affermarne legittimità e stabilità.

Tante belle parole senza conseguenze? Il rischio naturalmente c'è sempre. Quello che ci fa pensare che non sia così, è che abbiamo visto tante persone scambiare esperienze concrete, raccontarsi un "che fare?" che potesse essere insegnamento e formazione reciproca, mettere sul tavolo (non solo metaforicamente) i prodotti del proprio impegno.
Per questo siamo certe/i che non sono solo parole, e che le parole saranno solamente un passaggio necessario per rendere più forti le nostre pratiche. E anche per provare ad allargarle, coinvolgendo tante altre persone - in particolare le giovani generazioni, oggi ancora poco presenti nella nostra rete.

 

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