Non esiste un pianeta B. Lottare per la giustizia ambientale e sociale

Gruppo agroecologia di Fuorimercato

Da venerdì 4 a domenica 6 ottobre a Conversano (BA), si svolgerà l'assemblea di Fuorimercato – Autogestione in movimento. Nel pomeriggio del venerdì si terrà la plenaria "Non esiste un pianeta B. Lottare per la giustizia ambientale e sociale" a cui intervengono associazioni ed esponenti dei movimenti e comitati territoriali. Questo testo è un appello alla partecipazione all'incontro e una traccia della discussione che vorremmo fare..

Nell'epoca del capitalocene dove il capitalismo regola i rapporti tra le persone e tra queste e la natura, cerchiamo di costruire la nostra posizione ecologista.
L'agroecologia - non come miglioramento di un piano esistente ma come trasformazione radicale di questi rapporti - è la cornice teorica con cui vogliamo confrontarci per guardare alle nostre esperienze di riorganizzazione del lavoro.

Le mobilitazioni dell'ultimo anno dalla Marcia contro le grandi opere inutili, al dibattito-seminario organizzato da genuino clandestino “Cosmopolitiche. Pratiche e movimenti della transizione ecologica”, ai tre scioperi globali, hanno rafforzato la nostra idea dell'impossibilità di una giustizia ambientale senza giustizia sociale. I temi portati in queste mobilitazioni ci riguardano da vicino perché il rispetto dell'ambiente non è una questione morale, tecnica o efficientista ma è prettamente politica e strettamente collegata all'idea di società che abbiamo.
Le nostre produzioni fuorimercato sono pratiche concrete per la riduzione delle emissioni di CO2 la riconversione ecologica delle produzioni e l'agroecologia sono le chiavi di volta per il raffreddamento del pianeta.
Questo approccio è naturalmente connesso alla necessità della pianificazione democratica delle produzioni e dell'uso delle risorse sia nel nel nostro piccolo che su scala planetaria: la riduzione delle produzioni non può essere identica tra aree ipersviluppate industrialmente e aree sottosviluppate.

A partire dai nostri bisogni e dal cosa e come produciamo, ci riguardano tutti i processi di sfruttamento degli esseri umani e della natura. A partire da questa base vorremmo rafforzare alleanze e costruirne di nuove.
Assumiamo lo slogan "L’agroecologia è femminista o non sarà" e per questo vogliamo chiederci come nei rapporti di produzione (e riproduzione) che auto organizziamo possiamo tendere maggiormente all'equità di genere, di classe di specie. Sfruttamento, razzismo e patriarcato, infatti sono frutto dello stesso sistema antiecologico, il capitalismo. si basa tanto sullo sfruttamento della natura tanto quanto su quello di altri soggetti e soggettività che devono sottomettersi a compiere in silenzio il lavoro riproduttivo. Ripensare e guardare con attenzione gli equilibri di potere all'interno dei rapporti del lavoro in autorganizzazione è fondementale.
Pensiamo che difesa del territorio è difesa del nostro corpo, che difesa dei nostri corpi è difesa dell'autonomia dei nostri territori e dell'autodeterminazione di questi a partire dall'emancipazione economica.

Inevitabilmente i nostri territori, i nostri corpi e il cibo sono le basi per una riflessione e azione per la costruzione di un'alternativa al mercato. Parliamo di cibo come terreno di scontro e di costruzione e ci riferiamo al concetto di sovranità alimentare coniato da la via campesina per rimettere al centro la titolarità delle comunità locali di decidere cosa, come e per chi produrre come base della propria autodeterminazione.
Dall'analisi e dalla riappropriazione collettiva delle risorse come obiettivo cerchiamo di capire come farlo e quali siano gli ostacoli che incontriamo quando siamo già in questo cammino. Questo implica resistenza alle logiche del'estrattivismo e del produttivismo che impediscono l'accesso alla salute ed alle risorse ad intere fasce di popolazione e la necessità di organizzarsi. Crediamo che la resistenza al modello estrattivista passi per la costruzione di queste stesse alternative, sebbene piccole e sperimentali.
Queste stesse contrastano gli stili di vita, alle opere e alle produzioni che devastano il clima e l’ambiente, senza le quali ci si continuerebbe a scontrare tra il diritto al lavoro e quello alla salute e all’ambiente, o tra il diritto al cibo economico prodotto da devastazione e sfruttamento o il cibo di qualità per pochi.
Ci riguarda tutto quello che succede nei nostri territori e siamo consapevoli che spesso per salvaguardare”le nostre vite agro ecologiche” è necessario organizzarsi attraverso la solidarietà per e contro e/o sostenere i numerosi e già esistenti movimenti territoriali contro le devastazioni e le grandi opere inutili.

Vorremmo questa plenaria e l'assemblea nazionale di Fuori Mercato siano spazi utili al “nostro” interno e che proseguano con il tavolo di lavoro permanente sull'agroecologia in continuità con le riflessioni elaborate da alcuni nodi e/o singoli/ e siano aperti a tutte e tutti.
Facciamo riferimento alle riflessione dei movimenti internazionali come via Campesina e al sua visione sui clima e migrazioni, migrazioni e agricoltura, migrazioni e lavoro salariato, con una particolare attenzione al tema del lavoro agricolo talvolta o spesso assente nella riflessione sulla transizione ecologica.
Abbiamo bisogno di legare l'ambito rurale con quello urbano, i movimenti per la terra ai movimenti che praticano percorsi di riappropriazione e rigenerazione degli spazi ad uso abitativo e non solo, di difesa del suolo dalla cementificazione, di difesa dell'aria e dell'acqua dagli inquinamenti prodotti dall'industria, dai trasporti, da edifici insalubri, da un sistema energivoro centralizzato, concentrato e inefficiente basato sui combustibili fossili.
Ci interessa promuovere e intrecciare in un'ottica ecologica la riflessione su come spazi o beni comuni possano agevolare la presa di parola di come al contempo questo processo si rafforzi nllea costruzione di lavoro in autogestione.
Vi invitiamo a costruire insieme le connessioni tra la dimensione territoriale di tante esperienze che agiscono attorno ai temi della giustizia sociale e ambientale e la dimensione necessariamente più articolata e generale, che necessita di nuove forme di condivisione e partecipazione (autodeterminazione, riconoscimento, ri-distribuzione, ri-conversione della produzione e della ri-produzione).

 

 

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