Fernanda Tavares e Tainá Caitete*

Il mondo sta vivendo un periodo di caduta. Sono molte le incertezze che si presentano in questo momento di pandemia causata dal nuovo coronavirus. Nel campo sociale più ampio vediamo la preoccupazione dei governi nel raggiungere misure per contenere l'avanzamento del virus e la corsa per fornire cure assistenziali mediche per il numero di infettati che cresce vertiginosamente.

Politiche restrittive di isolamento sono state osservate in diversi Paesi e acquisiscono caratteristiche singolari in ciascun territorio. Queste si sono domostrate imprescindibili per arginare la diffusione delle patologie e dei contagi, anche se rimettono in questione valori sociali molto cari come la libertà di circolazione. Alcune di esse ci hanno portato straniamento e ci fanno domandare a cosa si relazionano, poiché non sembrano legate solamente al controllo dell'avanzamento del virus. E' il caso delle persone incatenate ai piedi in Colombia in piazza pubblica per “servire da esempio” dopo aver infranto la quarantena nell'ultima settimana. O il caso del Perù che sta adottando una politica di genere per la circolazione nelle strade. Giorni in cui solo gli uomini possono circolare ed altri riservati alle donne.

Qui in Brasile ci stiamo dirigendo verso la sesta settimana di isolamento sociale come misura per contenere l'avanzamento del contagio da corona virus. Tale isolamento è stato approvato dal governo degli stati e dei comuni, quando si è constatato l'aumento nel numero dei casi e del contagio comunitario, ovvero, quando gli infettati non erano appena le persone che arrivavano dai viaggi. Siamo a conoscenza che i numeri divulgati non corrispondono alla situazione reale, dato che non ci sono abbastanza test e questi vengono effettuati nei casi più gravi in cui si valuta la necessità di ricovero. Tuttavia, la grande concentrazione di casi si registra nelle città di San Paolo e di Rio de Janeiro, anche se stiamo assistendo alla diffusione del virus in altre città, come per esempio, Manaus, che sta sull'orlo del collasso, operando al limite delle sue capacità, con un indice di occupazione dei letti che oscilla tra il 95 % e il 97 %, facendo dell'Amazzonia, ad oggi, il quarto stato del Paese per numero di casi in relazione al numero di abitanti e che conta ancora la maggior popolazione indigena della nazione, il che rende la situazione ancora più rovinosa, considerato lo storico poco rispetto esistente nei confronti di queste popolazioni.

Oltre a questo, questa settimana, le notizie hanno riportato un aumento del numero delle persone che sono morte in casa, senza ricevere alcuna assistenza per trattare la patologia. Questo numero è cresciuto del 36,5% in un solo giorno. Nei cimiteri si stanno già costruendo fosse comuni per far fronte all'aumento dei deceduti, 120 in un giorno, il quadruplo rispetto alla media che era di 30 al giorno, prima del corona virus.

I dati ufficiali indicano che, ad oggi, ci sono più di 51 mila  casi confermati e quasi 3.500 mila morti, per il Covid-19 e intanto, come già detto in precedenza, la sottostima è un elemento importantissimo per  farci pensare anche alle scelte politiche, in quanto gran parte delle persone non si è rivolta alle unità di salute, visto che non ci sono test disponibili e vengono effettuati solamente in caso di sintomi più gravi come febbre, tosse secca,  difficoltà di respirazione e solo dopo il quarto addirittura il decimo giorno di persistenza dei sintomi.

Il Ministero della Salute aveva dichiarato che, al giorno 20 aprile, erano stati effettuati più di 132.427 mila test, altri 56.613 sono in analisi, ossia in attesa dei risultati.

Ciò colloca il Brasile tra le nazioni che meno stanno testando i cittadini, simile a Paesi come India e Indonesia, secondo il virologo Atila Iamarino. E anche i registri di morte per corona virus vengono sottostimati, dato che si sta verificando un ritardo nei risultati dei test delle persone decedute a causa del virus.

L'isolamento sociale è una misura affrontata in maniere differenti dalle diverse autorità del governo.  Il supporto di questa politica, già all'inizio della pandemia in Brasile, è venuta dai governatori dello Stato, e seguita dai prefetti, che hanno mantenuto una relazione tesa con il presidente della Repubblica che non condivide questa posizione. Gli orientamenti erano di chiusura delle scuole, incentivo al lavoro di home office, chiusura del commercio. Mantenendo in funzione appena i servizi essenziali come mercati, farmacie e banche. C'era stata anche una limitazione nei trasporti pubblici tra i comuni di Rio de Janeiro, misura che è stata contrastata da una giudice nell'ultima settimana e che ha visto il governatore tornare sui suoi passi.

La più grande preoccupazione in Brasile, in questo momento e al di là del virus, riguarda la struttura di precarietà già incontrata prima della crisi. Questo è un momento che mostra ancora di più le contraddizioni della questione sociale nel Paese. Ci sono persone che già vivevano in una situazione di estrema vulnerabilità e che ora si trovano davanti non solo al rischio collegato al virus, ma anche nell'impossibilità di garantire il minimo sostentamento.

Il Brasile, conosciuto per le sue dimensioni continentali, ha anche come particolarità una eterogeneità strutturale, che fa sì che le condizioni di vita, e pertanto, di salute siano diverse tra loro, e se nella regione sudest abbiamo il maggior numero di contagi da covid-19, dall'altro lato è anche la regione che possiede più strutture ospedaliere con il più alto numero di letti e respiratori per affrontare la pandemia. Nelle aree del nordest e del nord del Paese, invece, le condizioni delle infrastrutture sono molto peggiori, e certamente, ci porterà anche scenari distinti in ogni città e regione, e per questo, meritano uno sguardo attento con le politiche da sviluppare dai governi nelle diverse istanze.

Nelle favelas e nelle comunità più carenti è comune incontrare famiglie dalle 8 alle 10 persone che vivono in residenze anguste di appena due stanze.

Molte volte, in questo agglomerato di costruzioni quasi non esiste spazio tra una casa e l'altra, con strade abbastanza strette, il che genera un'altra forma di convivenza sociale molto particolare di questi luoghi, con molti scambi e poca privacy.

Oltre all'aspetto architettonico–strutturalie uno dei punti più preoccupanti di queste località è la ricorrente assenza di acqua, che rende la situazione di questa gente ancora più vulnerabile rispetto al virus. Mancano le cose basilari, alcune volte anche il sapone per lavare le mani. Molte di queste regioni vivevano con l'assenza di un'azione più efficace delle politiche pubbliche dello Stato e una occupazione del potere parallelo tramite il traffico e le milizie. Non è insolita la morte in queste regioni a causa di un conflitto armato tra traffico, milizia e polizia.

Recentemente un'operatrice sociale ha dichiarato che, le persone che vivono in queste comunità hanno una percezione della morte differente rispetto ad altri contesti della stessa città, ed anche questo aspetto influenza nella forma di risposta a questo momento.

La maggior parte delle persone che risiedono in questi spazi sono lavoratori informali, che rimanendo senza lavorare non riescono a procurarsi da mangiare. Queste persone sono colpite dalla crisi in diversi modi e molte volte assumono uno stato di negazione di questa realtà per sopravvivere e per mantenersi lavorando.

Questa difesa tramite la negazione della realtà dei fatti guadagna ancora più sostegno con i discorsi del presidente Jair Bolsonaro che è solito minimizzare la gravità della situazione nella rete nazionale (televisione). Oltre a definire il virus una gripezinha (leggera influenza), il presidente sostiene che l'isolamento deve realizzarsi solo in forma verticale, limitandosi così agli anziani e ai gruppi a rischio, escludendo l'importanza del controllo dei contagi. Lui difende la riapertura del commercio e delle scuole e sostiene che il lavoratore deve lavorare se vuole mangiare, favorendo un sentimento di impotenza davanti a un simile discorso che sottrae la responsabilità dello Stato nella gestione della crisi.

Questa popolazione già viveva la pesantezza dell'impotenza prima di questo scenario. E' comune vedere le strade più movimentate dopo alcuni dei discorsi del presidente che minimizza la questione. Con la chiusura delle scuole pubbliche e la conseguente interruzione della mensa scolastica, osserviamo molte famiglie che stanno riscontrando difficoltà nel provvedere un'alimentazione più salutare ai loro figli.

Ciononostante, è stata di recente approvata la legge del Reddito di Base (Lei da Rende Basica), che offre un ausilio emergenziale per i prossimi tre mesi alle famiglie che sono in maggiore difficoltà. Dopo tale annuncio si sono verificate code e agglomerazioni presso le agenzie del governo per la regolarizzazione dei documenti per poter ricevere i beneficio. Per molti la paura della fame è superiore alla paura per il virus.

In attesa del rilascio di questo beneficio, abbiamo già incontrato molte persone in una situazione di grande vulnerabilità. Intanto, alcuni gruppi sociali hanno sviluppato forme di raccolta attraverso donazioni per la distribuzione di ceste alimentari, con incentivi a piccoli commercianti e imprenditori nelle comunità più carenti di San Paolo e di Rio de Janeiro.

Un'altra questione allarmante riguarda i casi di violenza domestica in Brasile che sono saliti vertiginosamente durante queste settimane di quarantena.

Il tribunale giudiziario dello Stato di Rio de Janeiro ha registrato un aumento del 50% dei casi di violenza contro le donne. Senza la possibilità di uscire di casa è aumentato il tempo a disposizione da trascorrere nella propria residenza. Questo ha rappresentato un punto difficile per molte persone, specialmente nelle relazioni già conflittuali in cui erano già presenti episodi di violenza. Nella difficoltà ad uscire di casa dopo la situazione di violenza subita, queste persone si trovano in una persona ancora più vulnerabile, sommata alla difficoltà nell'essere ricevute in assistenza dalle Ong che hanno dovuto interrompere il lavoro fisico durante la quarantena.

Così come in Italia e in altri posti del mondo ci troviamo davanti ad una ristrutturazione dei servizi della salute, con sospensione dell'assistenza ambulatoriale per dare priorità solo alle emergenze.

Incontriamo molti operatori sanitari preoccupati, anche in alcuni servizi sanitari che non dispongono delle apparecchiature di protezione sufficiente per tutti gli operatori, il che ha causato una elevata contaminazione per Covid-19 da questi operatori.

Nel Policlinico Piquet Carneiro (PPC), uno dei poli di analisi a Rio de Janeiro, specialmente per operatori sanitari dello Stato, c'è una media di duecento pazienti al giorno assistiti con sintomi da Covid-19. A partire dalle prossime settimane,appena arriveranno i nuovi test rapidi che forniscono i risultati in soli quindici minuti, si pensa che i numeri saliranno a trecento pazienti al giorno.

Ciò che abbiamo notato in base alle domande arrivate nel policlinico, in generale si tratta di preoccupazioni degli operatori sanitari che si sono avverate, per l'inosservanza in molti posti di lavoro, della fornitura dei DPI (dispositivi di protezione individuale) sufficienti e di forma adeguata,  molte volte sono disponibili solamente maschere chirurgiche per gli operatori sanitari che, tra l'altro,  hanno a che fare con i pazienti e, pertanto, dovrebbero utilizzare la maschera N95, oltre ad altri dispositivi come cappotti, guanti, occhiali protettivi, berretti.

Anche in alcuni enti pubblici non risulta rispettata l'ordinanza emanata dal ministero della salute che dispone il lavoro a domicilio per gli operatori sanitari considerati nel gruppo a rischio. Così, gli operatori sanitari che sono in prima linea nell'affrontare questa pandemia in Brasile, non vengono assistiti nei loro diritti fondamentali, dovendo fare anche i conti con la paura di non essere pagati, poiché durante un'intervista ad un giornale di grande circolazione a Rio de Janeiro, il governatore dello Stato, Wilson Witzel, ha avvisato che si può garantire il pagamento dei dipendenti solo fino a maggio, nel caso in cui non ci sia l'ausilio del governo federale. Dall'altro lato, i deputati del Partido Novo hanno proposto la diminuzione dei salari dei dipendenti pubblici, e anche se questa proposta è stata rigettata, è significativo che vengano fatte ipotesi simili e che esista già una proposta di legge in fase di elaborazione con la stessa proposta. Quindi, la minaccia è reale.

Questo scenario porta, senza alcun dubbio, molte implicazioni in altre aree dell'assistenza sanitaria, soprattutto nella salute mentale. In questo periodo, le attività di gruppo e di convivenza, fondamentali nella cura della salute mentale, non sono state possibili.

Quest'area ha ricevuto una forte influenza dall'Italia negli anni ottanta nel pensare un modello di trattamento per pazienti con disturbi mentali gravi, che si sviluppa nel quotidiano delle relazioni e va contro la politica adottata in passato che prevedeva l'isolamento di queste persone.

Questo momento di necessario isolamento mette in crisi le forme di cura sviluppate per le persone con disturbi mentali gravi. Pertanto è stato opportuno pensare altre forme di accompagnamento. Il telefono rappresenta un mezzo abbastanza utilizzato. E' fondamentale che la salute mentale non venga accantonata, dato che non esiste una divisione così tanto chiara tra malessere fisico e mentale come riteniamo nel pensiero occidentale.

I Servizi Residenziali Terapeutici sono case abitate da persone che hanno dei disturbi mentali gravi e che sono rimasti internati per anni in istituti psichiatrici.

Nella Rocinha, una delle più grandi favelas dell'America Latina, abbiamo un servizio come questo in cui non è possibile interrompere la convivenza, proprio perchè si tratta di un servizio alloggio con persone che hanno trascorso circa vent'anni della loro esistenza internati in un ospedale psichiatrico e presentano poca autonomia nelle semplici attività quotidiane. Per queste persone, che per anni sono state impossibilitate a muoversi in città, vivere fuori dall'ospedale è una conquista immensa nel riprendere una vita con possibilità di scelta, circolazione e scambi. Queste persone hanno questioni cliniche importanti che li pongono nel gruppo ad alto rischio al Covid-19. A parte ciò, in questa area si registra un alto tasso di tubercolosi, il che rende la regione ancora più vulnerabile rispetto al rischio Covid-19.

Qui a Rio de Janeiro, con le strade meno movimentate, osserviamo anche un grande abbandono dei senza tetto, che trovano meno risorse per riuscire ad alimentarsi e rimangono esposti ai rischi della contaminazione delle strade. La prefettura sta aprendo nuovi alloggi per questa gente, così come alcuni posti in hotel per gli anziani che risiedono nelle favelas. Ma il numero dell'offerta in questo senso rimane insufficiente.

Intanto, insieme alla distribuzione degli alimenti per mano di alcuni gruppi sociali, si stanno formando anche delle reti solidali che offrono assistenza via telefono durante la pandemia, sia dai lavoratori del SUS (Sistema Unico di Salute – pubblico) sia dalla popolazione in generale.

La preoccupazione attuale è legata alle dimissioni del precedente ministro della salute, Luiz Henrique Mandetta, che al di là delle severe critiche nei suoi confronti – poiché da sempre vicino alla bancada ruralista (fronte parlamentare che difende gli interessi dei proprietari terrieri), contro la delimitazione delle terre indigene, operando da sempre a favore dei piani sanitari privati a discapito del SUS - , nello scenario attuale si era presentato in linea con gli orientamenti internazionali.

Anche se la sua posizione lo ha messo in conflitto con il presidente della Repubblica, che minaccia di porre fine alla politica di isolamento sociale con le sue teoria negazionista e antiscientifica, sommata all'assunto sui danni all'economia del Paese, dell'attuale ministro dell'economia Paulo Guedes.

Le sue dimissioni hanno portato ai “panelaços” (è un'azione di protesta pacifica che si realizza percuotendo degli oggetti come pentole, tegami, mestoli) in molte località, come risposta al malcontento dei cittadini per la sua uscita. Al suo posto, è stato invitato a guidare il Ministero l'oncologo Nelson Teich, che già si sta mostrando in linea con il presidente del Paese e, se all'inizio non aveva annunciando l'interesse di massificare i test in modo tale da porre fine al distanziamento sociale di massa, nella sua prima conferenza di stampa ha dichiarato che “non c'è una formula magica, non c'è nessun test rapido. Ciò che bisogna fare è utilizzare i test per mappare la popolazione, in modo che il tuo campione rifletta l'insieme. Avere il dato, interpretare il dato e prendere iniziative a partire da questo è ciò che farà la differenza”.

Il futuro della nazione di fronte alla pandemia è ancora una incognita, soprattutto per la classe operaia più impoverita. Le risorse emergenziali per tre mesi, che ancora non sono arrivate a tutti, nella quantità di R$ 600,00 (ad oggi corrispondono a 104,00 euro), per le città come Rio de Janeiro si dimostrano insufficienti per il sostentamento delle condizioni minime di esistenza.

Il sistema sanitario pubblico rappresenta ancora la possibilità di vita per la maggior parte della popolazione, anche se traballante, dopo che tanti anni di governo lo hanno demolito. L'agenda per i diritti umani si colloca all'ordine del giorno. Come affronteremo questo momento storico e quali vie d'uscita troveremo collettivamente? La lotta contro l'abrogazione dell'Emenda Constitucional 95, che congela le spese per le politiche sociali in Brasile per i prossimi venti anni, è essenziale per la ripresa del SUS. La sanità pubblica, unica politica di carattere universale tra le politiche di sicurezza sociale, è un diritto costituzionale dalla Carta Magna del 1988, e dimostra il ruolo elementare delle politiche pubbliche universali in un Paese espressamente ineguale nella sua storia.

Nonostante tutti i suoi limiti, per gran parte della popolazione brasiliana, il SUS rimane l'unica possibilità di scelta tra la vita e la morte. Questo ci fa pensare che la sanità deve essere considerata come produzione di vita e campo di possibilità per le trasformazioni sociali.

Sarà importante riflettere, in questa pandemia, all'auto - organizzazione possibile di fronte a uno Stato molte volte assente. L'auto – organizzazione della classe operaia deve essere concepita come una soluzione rispetto a questa mancanza. Sia nella lotta per la distribuzione dei DPI agli operatori sanitari che sono in prima linea in questa battaglia, sia per la maggior parte della popolazione che non si riconosce ancora come classe capace di costruire alternative di fronte alla crisi sociale.


* Fernanda Tavares è psicologa e lavora nel SUS con pazienti affetti da disturbi mentali gravi nella comunità Rocinha. Oltre al lavoro di consulenza in uno studio privato e con adolescenti vittime di violenza in una Ong a Rio de Janeiro.

Tainá Caitete è assistente sociale e professoressa nella Facoltà di Servizio Sociale dell'Università dello Stato di Rio de Janeiro (UERJ). Coordina anche il servizio sociale del Policlinico Piquet Carneiro, una unità sanitaria collegata alla UERJ che sta operando direttamente nell'affrontare il covid-19 a Rio de Janeiro, essendo un polo di servizio degli operatori sanitari nello Stato.


Algumas considerações sobre a pandemia no Brasil

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