Ci dicono di stare a casa, di non creare assembramenti e di non incontrare i nostri cari e le nostre comunità/ relazioni che con fatica ci siamo costruit* nel tempo, ci chiedono di essere tutt* responsabili dentro le nostre quattro mura domestiche. Ci sentiamo spaesati, abbiamo paura e con un nuovo decreto al giorno si fatica a comprendere quale sia il “comportamento giusto” da tenere.

Allora facciamo uno sforzo e almeno con la mente usciamo da casa nostra, luogo dove magari noi stiamo a nostro agio, siamo al caldo, ci sentiamo al sicuro, certo ci annoiamo, passiamo molte ore fra letto, divano e frigorifero, ma in fin dei conti stiamo bene. Ora ci troviamo in un'altra casa invece in Lombardia ma potremmo essere a Roma o a Palermo, non importa potremmo trovarci in una qualsiasi città italiana, in un qualsiasi quartiere o paesino, dove vive una famiglia, ma non quella che appare nella pubblicità del mulino bianco o forse proprio quella. Una famiglia composta da una donna, che è anche madre, che appena hanno chiuso le scuole ha dovuto rinunciare al suo precario lavoro, perché non c’erano i soldi per pagare la baby sitter e sul posto di lavoro non le hanno dato alternativa in quanto il suo era un contratto atipico di collaborazione occasionale.

Ci sono poi due bambin* che sono rimasti a casa nel momento in cui le scuole hanno chiuso e come abbiamo detto di loro si prende cura la mamma che quindi passa le sue giornate a intrattenerli, ma anche ad occuparsi della casa e della spesa, per far trovare il tutto sempre impeccabile al marito.  Marito che però quando è stanco o preoccupato, quando la cena non gli piace o altre volte senza un motivo ha dei forti scatti di ira e se la prende con lei. Il tutto è iniziato molti anni prima con un piatto lanciato ma poi è diventata sempre più pressante la situazione prima il controllo sui soldi e poi le botte ma inizialmente solo quando era stanco e poi sempre più spesso, sì anche davanti ai bambini.

Allora penserete che sia una casualità, che abbiamo scelto di descrivere una situazione al limite, no stiamo narrando ciò che accade in molte famiglie. Dall’indagine Istat del 2019 risulta che le donne che in Italia ogni giorno vivono situazioni di violenza (economica, psicologica, fisica, sessuale, stalking) sono quasi 7 milioni. Di questa l’82% è ad opera di mariti, compagni, ex, padri o fratelli, insomma ha le chiavi di casa. In Itlia nel 2017 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza sono state 43.467. Siamo sicur* che la casa in cui siamo rinchius* in questi giorni sia davvero il posto sicuro per tutte? In Italia i femminicidi nel 2017 sono stati 131, 135 nel 2018 e 103 nel 2019.

Una compagna che lavora in un centro antiviolenza a Roma racconta che hanno dovuto smettere di ricevere le donne e stanno svolgendo quando possibile i colloqui telefonici, si perché durante questo isolamento non è detto che le donne posano trovare anche solo un momento per fare quella telefonata in quanto la quarantena costringe a casa l’intero nucleo familiare.

 Il telefono squilla continuamente, costanti sono le richieste di aiuto da parte delle donne che in questi giorni di isolamento, oltre alle paure che viviamo tutt* noi, vivono il terrore per sè e per i propri figli se li hanno, di quello che accade dentro casa, di quella situazione che facilmente potrebbe trasformarsi in un escalation. Il nostro pensiero e la nostra solidarietà va a tutte quelle operatrici che quotidianamente con stipendi da fame e con un carico emotivo importante si prendono cura e in questi giorni difficili cercano di supportare tutte, nell’angoscia spesso di non stare facendo abbastanza. Il pensiero in questi giorni di solitudine estrema va a tutte quelle donne che magari erano lì lì per concludere il lungo e doloroso processo di separazione, ma si sono viste chiudere i tribunali da un giorno all’altro e si sono ritrovate rinchiuse nuovamente dentro casa.

Il governo, non solo questo ma anche tutti i precedenti – come spesso le femministe ci ricordano le donne non hanno governi amici – negli anni ha portato avanti politiche di smantellamento e definanziamento dei luoghi delle donne, dei centri antiviolenza, delle case rifugio. Due esempi a Roma ma molti altri potremmo trovarne in giro per l’Italia: la Casa Internazionale Delle donne e Lucha y Sietsta la casa delle donne a Cinecittà sotto sgombero da mesi. Questi luoghi sono fondamentali in quanto non solo curano le ferite e aiutano le donne a rimettere insieme i cocci, ma portano avanti anche progetti di prevenzione nelle scuole per bambin* e adolescenti, costruiscono reti solidali nei territori fra le varie realtà, creano supporto e ci ridanno forza anche quando sembra che non ce ne sia. Sono la luce per molte di noi.

Non ci sono risposte, stiamo solo raccontando cosa accade laddove non ci sono i riflettori, laddove nessuno parla, per far luce e non lasciare in ombra, non lasciare sola e almeno dare voce e raccontare cosa ci sta dietro alle parole #iorestoacasa. Vogliamo finanziamenti per i consultori, le case delle donne e i centri antiviolenza e vogliamo che la violenza non sia letta come un fenomeno emergenziale ma come qualcosa di sistemico: è violenza istituzionalizzata chiedere a una donna che vive una relazione violenta di chiudersi in casa con il compagno maltrattante; è violenza non pensare a tutt* coloro che una casa non ce l’hanno o a chi vive nelle baracche in mezzo alle serre.

Oggi in Italia, ai tempi del coronavirus, è quasi un privilegio poter stare a casa al caldo con tutte le utenze allacciate e sentirsi davvero sicur* e a proprio agio con la persona che si ha accanto.

È responsabile prendersi cura di tutt* non solo di alcun* fortunat*, è responsabile essere solidali ed aiutare sempre chi è in difficoltà senza lasciare indietro nessun*, per questo le case delle donne sono preziose e non devono chiudere, per questo Lucha y Siesta non può essere sgomberata per i capricci di Atac e comune di Roma. È responsabile creare reti di solidarietà che sappiano rispondere ai bisogni di chi oggi sta pagando il prezzo più alto non solo di questo virus ma che pagherà le conseguenze dell’immensa crisi economica che ne conseguirà: le donne, i migranti e le persone senza documenti, chi una casa non ce l’ha e le soggettività lgbt*iqa+, che non sempre in famiglia sono accettate per quel che sentono di essere realmente, le lavoratrici precarie o con lavori in nero, insomma tutt* noi che siamo quel 99% che resiste non lasciando indietro nessu* ma creando solidarietà anche laddove ci vorrebbero isolat*.

Se sei una donna e pensi di aver bisogno di aiuto questo è il numero nazionale antiviolenza attivo 24H, anche in questi giorni: 1522

 

Fonti dei dati:

https://www.adnkronos.com/immediapress/2019/08/02/violenza-sulle-donne-dati-primo-semestre-fra-allarme-interventi_CTYPyUvcWs7GyDIRNGMMxJ.html?refresh_ce

https://www.osservatoriodiritti.it/2019/11/25/violenza-sulle-donne-2019-giornata-contro-la-violenza-dati-istat/

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