Coop Sociale Nelson Mandela

Offrire un lavoro dignitoso a migranti e giovani disoccupati impegnandoli in un progetto di valorizzazione del territorio tramite il turismo e l'agricoltura sostenibile. Con questo obiettivo e sull'esempio del modello virtuoso di integrazione di Riace, è nata a Gioiosa Ionica, in Calabria, la cooperativa Nelson Mandela.

La cooperativa nasce per provare a mettere in piedi delle esperienze di sviluppo locale, economia sociale e circolare partendo dalle potenzialità di questa terra: agricoltura e turismo, cercando di mettere insieme i giovani disoccupati di questa terra con i soggetti ancora più deboli, e cioè i migranti

La sfida è grande: garantire un lavoro dignitoso a tutti i soci della cooperativa e allo stesso tempo farlo nel rispetto dell’ambiente e della propria terra. I terreni di cui la cooperativa si occupa, ad esempio, sono coltivati in modo naturale e danno vita a prodotti tipici del territorio, come arance, mandarini, bergamotti e olio. Tutti prodotti che poi vengono distribuiti a livello locale, nei mercatini e nei G.A.S.

Ma dignità e riscatto non vengono soltanto dal lavoro equamente retribuito, soprattutto se si tratta di migranti. E questo i soci della cooperativa Nelson Mandela lo sanno bene. Per questo tutta la struttura si occupa anche di accoglienza di richiedenti asilo e di migranti lavoratori in modo più specifico. Ad esempio, grazie ai corridoi umanitari avviati nel 2015 da Comunità di Sant’Egidio, Tavola Valdese e Federazione delle Chiese Evangeliche, la cooperativa ospita di anno in anno delle famiglie, cercando una casa all’interno del paesino, e le supporta nel loro percorso

Accoglienza che però appunto non si limita all’ottenimento dei documenti. Non è un caso infatti che l’accoglienza avvenisse all’interno del borgo stesso, sul modello Riace. Perché soltanto vivendo a contatto con la comunità ci possono essere «inclusione e contaminazione». Del resto, Gioiosa Ionica è già dal 2013 un modello virtuoso di Sprar, sulla scia di Riace: qui sono passati 500 migranti, che hanno trovato accoglienza e non hanno subito discriminazioni o atti di intolleranza.

La cooperativa, inoltre, fa parte anche di un altro progetto che promuove l’inclusione, il “Progetto Spartacus”, promosso dalla Fondazione Vismara di Milano, da Chico Mendes Altromercato e dall’International House di Reggio Calabria. Grazie a questo progetto e ad un piccolo contributo due migranti, provenienti dalle tendopoli di San Ferdinando, possono lavorare con la cooperativa assieme agli altri cinque soci.

Tutto quello che è successo a Riace, che è il modello a cui la Cooperativa si ispira, non fa perdere la determinazione: «Riace è stata un’utopia, fantasia, bellezza. Riace è un paradigma che dimostra che i piccoli borghi possono tornare a vivere. Tutto l’Appennino italiano caratterizzato da borghi che rischiano lo spopolamento e l’abbandono. A Riace ripopolamento, acqua pubblica, raccolta differenziata, accoglienza, solidarietà. È stato colore, gioia, poesia, utopia. È stata e ci auguriamo continuerà ad essere un qualcosa di unico. Riace non può morire, deve ripartire

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