Lotte e vertenze degli operai dello Sferisterio di Macerata
La storia che vogliamo raccontare inizia a delinearsi verso la fine del 1993, anno in cui a livello politico si costruisce una alleanza tra le forze progressiste della città di Macerata per le ormai prossime elezioni comunali.
Mauricio Cesar Pasquali. Operaio dello Spettacolo
Dentro questa alleanza c’è anche Rifondazione Comunista che ,tra molti dibattiti interni dei suoi iscritti e simpatizzanti, preme perché in caso di vittoria, si realizzino possibilità di lavoro attraverso le partecipate del Comune , come ad esempio l’Associazione Sferisterio che impiega da tempo molti tecnici professionisti affiancati però nei lavori di fatica da operai comunali per quello che riguarda la cura dell’Arena e l’allestimento degli spettacoli estivi.
In quel contesto nasce quindi l’idea, che andrà a buon fine, di creare la squadra degli aiuti tecnici ,individuati tra giovani precari e/o disoccupati del luogo e con predisposizione per alcune attività manuali , i quali andranno a sostituire gli operai del Comune di Macerata impegnati altrove in lavori per la municipalità.
Il lavoro allo Sferisterio inizia, per i tecnici che devono prendersi cura della struttura e delle scenografie , nei primi giorni del mese di Maggio per terminare a Settembre, sfruttando così tutta la stagione propensa per lo svolgimento di spettacoli all’aperto. In primo piano ci sono le rappresentazioni dell’Opera Lirica ed a seguire concerti e spettacoli di altro tipo nella seconda parte della stagione. All’interno di questa cornice, in quegli anni, si presenta la possibilità per i teatri di accedere a fondi speciali da parte del governo nazionale che prevedono però che ci siano assunzioni di almeno 120 giornate per alcune figure professionali . Le120gg erano quelle richieste per il raggiungimento del periodo contributivo, utili ai fini del conteggio annuale a fini previdenziali per quello che riguarda le maestranze.
Oltre ad essere stimolante per poter realizzare allestimenti scenografici di qualità e collaborare con le altre realtà professionali che ci sono nel teatro, il lavoro si presenta molto faticoso a livello fisico e con decisamente poche regole a tutela dei lavoratori, pochissime a dire il vero.
Il contratto di assunzione per i tecnici a metà degli anni novanta è un solo foglio con timbro e firma ,nel quale si stabiliscono solo la retribuzione e l’incarico ed in molti casi la stessa qualifica non corrisponde ad un uguale compenso.
L’orario di lavoro è flessibile all’inverosimile, gli straordinari vengono conteggiati a piacere dei capireparto e le misure di sicurezza sono quasi inesistenti. Tutto ciò, dopo un inevitabile periodo in cerca di adattamento e di conoscenza, inizia a creare forti malumori tra i tecnici e gli operai, più evidenti tra gli ultimi arrivati, ossia quelli con una maggiore formazione culturale e politica e che soprattutto sono fuori da alcuni schemi perversi e ormai consolidati. Si verificano così le prime proteste e le prime ribellioni auto organizzate , tipo rifiutarsi di fare straordinari se non con il dovuto tempo di preavviso, lasciare lavori in sospeso se non c’è il numero adeguato di persone per svolgerlo in sicurezza , ritardare l’inizio del lavoro se la paga non arriva con puntualità eccetera. Contemporaneamente comincia la ricerca per conseguire indispensabili tutele sindacali ,ma il cammino in questa città è veramente difficile.
Alcuni operai si recano quindi nella sede della CGIL cittadina in cerca di delucidazioni e di aiuto ma le risposte ricevute dai funzionari sono vaghe e sfuggenti e la sensazione è di non voler “disturbare il conducente “ossia il centro sinistra maceratese, finalmente alla guida della città e primo socio della Associazione Sferisterio ,con il Sindaco presidente della stessa ,cioè colui che firma i contratti delle maestranze.
Ovviamente non ci si abbatte e tra una disubbidienza e l’altra ,ma sempre rafforzate da una buona applicazione sul lavoro, si cerca altrove un ormai indispensabile sostegno , non ritenendo giusto lavorare 12 o 13 ore al giorno senza il riconoscimento degli straordinari , con un contratto quasi illegale e senza le minime misure di sicurezza individuale. Una volta appurato l’immobilismo politico e sindacale a livello locale, ci si avvale di una preziosa conoscenza in quel di Torino cioè il compianto Raffaello Renzacci che ci indirizza verso la SLC CGIL di Ancona dove i lavoratori trovano finalmente ascolto e collaborazione grazie a Gloria, brava e combattiva sindacalista della minoranza congressuale in Cgil .
In Arena, nel frattempo, la temperatura sale e non solo quella atmosferica come sempre in piena estate. Così è che con fare un poco “carbonaro” si prepara tra i reparti dei tecnici una assemblea sindacale, la prima in assoluto, con tanto di richiesta ufficiale alla direzione che arriva dalla SLC regionale ,con la quale noi stavamo già trattando da tempo. All’incontro partecipano i dirigenti sindacali delle Marche , il responsabile del settore spettacolo per il nazionale e alle dieci sedie iniziali bisognerà aggiungerne altre cinquanta, con molta gente anche in piedi ,segnale di profonda e diffusa inquietudine tra le maestranze, con un dibattito molto acceso e partecipato. Era il 2000 e iniziava un’altra storia tra i lavoratori e le lavoratrici dello Sferisterio di Macerata tanto è vero che nei giorni successivi si verificarono all’interno dei reparti dei tecnici molte adesioni al sindacato, circa 35 iscrizioni su 80 tecnici e ci furono ancora molte assemblee, fino a quando vennero eletti democraticamente in rappresentanza di tutti i tecnici le nostre RSU.
La prima questione da affrontare in quel frangente era quella di avere maggiori protezioni , un contratto regolare e di aderire perciò al ccnl dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo per fissare dei paletti e poter poi contrattare anche a livello aziendale.
I punti principali saranno : a parità di qualifica parità di paga, oltre le 39 ore di lavoro settimanali pagamento degli straordinari con la dovuta maggiorazione, lavoro domenicale retribuito con una maggiorazione del 10%, rispetto dell’anzianità di lavoro con il teatro di almeno tre anni per avere diritto di precedenza nelle chiamate successive . Data l’estrema precarietà della situazione lavorativa, una piccola sicurezza, tutele minime e indispensabili . Ovviamente vista l’importanza dei temi da affrontare, furono necessari in quei giorni ancora frequenti confronti tra le maestranze dei tecnici per stabilire i giusti criteri della trattativa e successive riunioni interminabili tra le controparti , ovvero noi lavoratori con il sindacato e la direzione del Teatro. Vale la pena ricordare ancora l’ultima, quella con la stesura finale del contratto con inizio nella sede degli uffici alle ore 15 e fine alle 22 circa dopo ulteriori tentativi aziendali per rimandare ancora una volta l’accordo e una sorta di “occupazione” degli uffici da parte nostra, senza alzarci dal tavolo e volere assolutamente apporre una firma su condizioni che al momento ci sembravano più che dignitose e sicuramente lo erano rispetto agli anni precedenti.
Dopo tanti anni di indubbi successi per gli spettacoli e conseguentemente di botteghino, qualcosa si inceppava però nei meccanismi dell’Associazione Sferisterio ,scene sontuose ma con alti costi ed assunzioni di artisti di chiara fama può dedursi che negli anni precedenti fossero stati pagati almeno in parte dagli straordinari non corrisposti ai tecnici ,vista la difficoltà nel trovare i soldi necessari per retribuire i lavoratori alla fine della stagione e la successiva crisi per difficoltà economiche del teatro d’opera della città di Macerata. Un meccanismo perverso e che sembrava intoccabile si era rotto ed i colpevoli erano molti sia a livello dirigenziale che politico e anche nei reparti dei tecnici, con alcuni capireparto purtroppo complici.
Era stata una sfida molto più ardua e difficile di quello che forse può apparire in queste righe , ma la cocciutaggine , la preparazione, la compattezza e la consapevolezza di stare nel giusto ci fecero raggiungere un risultato importante.
Nel 2001 la stagione inizia naturalmente con altri auspici anche se molte cose sono ancora da risolvere e non arrivano più finanziamenti extra da parte del governo per le 120 giornate. Diventa perciò urgente affrontare la questione dal punto di vista sindacale: se calano i fondi, garantire almeno che per tutti i tecnici vengano assicurate le giornate lavorative minime per il riconoscimento dell’assegno di disoccupazione, sostegno importante ancora oggi per chi lavora nel nostro settore. Accordo non semplice ma trovato in fretta ,visti i rapporti di forza maggiormente bilanciati ed una nostra precedente apparizione , abbastanza numerosa negli uffici del Comune per chiedere spiegazioni.
L’anno che segue si svolgerà con tanto lavoro per gli allestimenti in Arena, attraverso la produzione di scenografie e costumi , ma anche con un ritorno notevole dal punto di vista economico almeno comparato con gli anni precedenti ,per quello che riguarda tutto il reparto degli operai e dei tecnici dello Sferisterio, visto il riconoscimento economico in busta paga degli straordinari.
Alla fine della stagione allo Sferisterio giunge nel nostro settore la gradita notizia della prossima riapertura ,per la stagione lirica ,del vicino Teatro delle Muse di Ancona , restaurato dopo 50 anni di chiusura forzata a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e poi del terremoto di Ancona. Con la riapertura delle Muse arriva la conseguente richiesta ministeriale di un “tutoraggio” da parte dell’Associazione Sferisterio che si verifica con il trasferimento del Sovrintendente e del reparto dei tecnici quasi al completo.
Avviene però che rimangano fuori dalla convocazione al lavoro, per scelta arbitraria ed antisindacale del caporeparto , due operai tra quelli che si erano maggiormente impegnati in quel periodo per i diritti dei lavoratori e perciò invisi ai capi, questo nonostante l’anzianità di servizio desse loro diritto di precedenza per la qualifica richiesta.
Attraverso la successiva collaborazione del sindacato avvennero assunzioni regolari e trasparenti, con l’entrata al lavoro però ritenevamo giusto non voler escludere chi era stato assunto al nostro posto ,proponendo che ci fosse una ripartizione delle giornate di lavoro per entrambi gli operai chiamati erroneamente e questi non pagassero per colpe di altri .Per molti anni poi venivamo delegati dai colleghi come rappresentanti sindacali dei tecnici assunti a tempo determinato per lo svolgimento della stagione lirica. Cioè dal 2002 al 2014,non senza difficoltà nei rapporti con la Direzione ,soprattutto nelle ultime due stagioni.
A Macerata intanto ,negli anni successivi ,alcuni operai del reparto della logistica cercheranno altre strade di lavoro, una volta appurate le poche prospettive occupazionali dopo la stagione lirica allo Sferisterio e il loro ruolo verrà di volta in volta ricoperto da altri lavoratori, valutando le richieste di assunzione in base all’attitudine lavorativa e alle effettive necessità del reparto. Si avvia così una girandola di uomini che di anno in anno vanno ad aggiungersi ad un nucleo solido e consolidato che è ancora presente nel 2022. Più che altro si tratta da parte nostra, potendo agire come rappresentanti dei lavoratori , di dare una possibilità di lavoro, dopo un confronto con la Direzione, a chi in città si trova un po’ in difficoltà ,ma dal punto di vista lavorativo poi in effetti la cosa non funziona ed il reparto ne soffre.
Nel 2003 arriva la direzione artistica di Katia Ricciarelli e ci saranno sostituzioni nella direzione degli allestimenti come anche nel ruolo di capo macchinista
I molti cambiamenti, tutti assieme, non portano buoni risultati ed è così che in forte difficoltà economica nata già con la gestione precedente, il CDA del Macerata Opera decide di nominare Grasso un suo membro alla guida amministrativa del Teatro con l’intenzione di risanare i conti.
La collaborazione di Grasso, persona con la dovuta formazione e molto preparata, con i lavoratori e la loro rappresentanza sindacale è immediata, i conti vanno aggiustati ma senza toccare i lavoratori , anzi con la loro collaborazione e il loro coinvolgimento nell’individuare disuguaglianze e sprechi.
In quel periodo, vediamo realizzarsi alcune delle speranze che da sempre fanno parte del nostro impegno lavorativo in Arena, un direttore amministrativo che consideri vincolante il parere dei lavoratori su molte scelte importanti, insieme all’inevitabile risanamento dei conti , visto che i fondi sono pubblici, garantendo anche la continuità lavorativa ed i diritti delle maestranze. I confronti e i dibattiti tra lavoratori sono ancora molti in quel periodo e i rapporti di forza all’interno del Teatro vengono ancora una volta riequilibrati rispetto agli anni precedenti attraverso un forte protagonismo delle maestranze operaie ,che consentirà anche il rientro al lavoro in Arena di quei lavoratori che avevano cercato un’ occupazione altrove ma si erano scontrati con le forti difficoltà del mercato del lavoro.
Con il loro ritorno allo Sferisterio inizierà a formarsi un gruppo molto affiatato e con indubbie capacità professionali ,che sarà ancora il nucleo delle molte lotte successive che si svilupperanno negli anni seguenti per avere più possibilità e migliori condizioni di impiego , tra questi è giusto sottolineare l’entrata al lavoro di un caro compagno e amico ,reduce da un brutto incidente stradale e con l’umore diciamo non proprio al settimo cielo ,che alla nostra proposta di lavorare nella squadra della logistica risponde positivamente ed è ancora con noi come RSU , Sauro Tartari ,operaio importante della squadra degli aiuti tecnici.
Un altro lavoratore per il quale in quanto rappresentanti sindacali , ci siamo impegnati per il rientro allo Sferisterio, attraverso una paziente opera di ricucitura con la Direzione, è stato Enrico Sampaolesi , responsabile degli allestimenti e conoscitore di ogni segreto del Teatro dopo 20 anni di esperienza in loco. L’intenzione del reparto dei tecnici era quella di conseguire una facilitazione nella preparazione tecnica degli spettacoli con il contributo di una persona esperta e capace come Enrico e la dirigenza ne prendeva semplicemente atto.
Nel frattempo ,dopo la stagione 2005 Katia Ricciarelli direttrice artistica in quegli anni lasciava l’incarico sommersa dalle critiche del pubblico e dei media e veniva scelto il maestro Pierluigi Pizzi , regista ,scenografo e costumista ,alla direzione artistica della stagione lirica maceratese .
La prima stagione si presenta in maniera interessante, il programma e le scenografie hanno il successo che la fama di Pizzi merita ed il lavoro durante la stagione riesce a confermare buoni livelli occupazionali per tutti gli operai.
Il problema lavorativo, però continua per molte maestranze tecniche al termine della stagione estiva dove chi può e chi sa, si ricicla nel fare anche altri lavori attinenti alla professione, soprattutto tra i lavoratori maceratesi che purtroppo non sono affatto sostenuti dalle amministrazioni locali, socie e finanziatrici della stagione lirica, nelle quali le forze politiche presenti al governo della città hanno ormai introiettato le leggi del mercato e la “normalità” del precariato.Proprio a quel punto decidiamo che non va, così non si può più stare e quindi intensifichiamo l’impegno sociale , aumenta e si rende sempre più visibile in città la lotta degli operai dello Sferisterio. Al nostro interno comprendiamo bene che bisogna studiare, formarsi, informare, collaborare e visto che il teatro vive di finanziamenti pubblici farsi possibilmente conoscere dalla cittadinanza perché sappia che oltre a cantanti e registi di fama con lauti compensi, ci sono anche centinaia di lavoratrici e lavoratori competenti che svolgono ruoli impegnativi, in alcuni casi molto faticosi e che vivono, o provano a farlo, del salario ricavato dalla loro professione.
Partecipiamo e costruiamo molte iniziative pubbliche su temi come lavoro, ambiente, bilancio ,debito pubblico, precariato, e con la collaborazione e la regia di una cara amica e della CGIL registriamo anche un video dentro all’Arena con lo scopo di esporre in città il nostro lavoro uscendo fuori dalla meravigliosa cornice dello Sferisterio e mostrarlo parlando di noi, con l’intenzione cioè di raccontarci in prima persona.
In quel periodo di mobilitazioni, svolte soprattutto da parte degli operai che hanno una qualifica più bassa ,qualcosa si sblocca e si ritorna dopo molto tempo e a forza di premere sulla politica e sulla dirigenza del Teatro a produrre scenografie in Arena con la costruzione e l’allestimento dell’opera in cartellone/ I Lombardi alla prima crociata/, prolungando così il periodo lavorativo di macchinisti ed operai almeno per quell’anno.
Le scelte successive da parte del maestro Pizzi, di effettuare rappresentazioni interessanti ma poco popolari , con allestimenti scenografici minimali per l’imponente spazio scenico dello Sferisterio, portano però ad una forte e ripetuta caduta del botteghino , tanto da far scattare forte il campanello di allarme tra le maestranze. Se si va sotto dal punto di vista economico sarà poi difficile per i lavoratori recuperare una contrattazione decente e ci potrebbero essere problemi occupazionali.
In Regione Marche ,tra le istituzioni finanziatrici del festival ,alcune forze politiche della allora maggioranza recepiscono la nostra denuncia di pochi giorni prima sulla stampa e fanno pressione presso gli altri partiti, perché oltre all’operazione di risanamento dei conti, si istituisca un finanziamento apposito per sostenere e salvaguardare l’occupazione delle maestranze soprattutto quella dei tecnici, cosa che poi avviene con nostra grande soddisfazione. Negli stessi giorni anche nel consiglio comunale di Macerata si discute dello Sferisterio e della sua crisi economica con una assemblea aperta chiesta da alcuni consiglieri alla quale partecipiamo anche noi come lavoratori con un intervento che dice in maniera chiara che in quanto a sacrifici abbiamo già dato e non ne abbiamo più, anzi è proprio ora di ricevere qualcosa. Sia il dibattito in consiglio regionale che quello nel nostro capoluogo ricevono una forte copertura mediatica, con i giornali e i telegiornali locali che riportano correttamente le nostre istanze, dandoci una discreta visibilità ,sempre utile in ambito di trattative con la controparte.
In quegli anni chi scrive riesce a viaggiare in Argentina suo paese natale ,un paese che durante una forte crisi politica, economica e lavorativa ha provato a reagire con una grande intraprendenza dei cittadini e dei lavoratori, ocupar, resistir, producir è uno slogan ed una pratica per non arrendersi e recuperare il lavoro possibilmente in maniera autogestita e cooperante da cui noi più modestamente cerchiamo di prendere esempio.
Magari ora un qualche stimolo in più riusciamo a condividerlo e ci diamo da fare per capire in concreto come prolungare il periodo di lavoro per i tecnici di palcoscenico durante l’inverno . Iniziamo a seguire quotidianamente tutte le vicende nazionali e locali dal punto di vista economico e politico, per essere in grado di affrontare con la giusta formazione e la giusta determinazione anche le trattative sindacali ,che per la stagione lirica, interessano molti reparti tecnici dei quali mai e poi mai nessuno a livello sindacale si è dimenticato di rimarcarne l’importanza non trascurando nessuno e nessuna delle maestranze, anzi cercando di fare in modo che anche le ditte di pulizie e di facchinaggio in appalto , assumessero i/le dipendenti con contratti regolari, come poi avvenne con nostra ovvia soddisfazione.
All’interno delle vicende che ci riguardano c’è anche una parentesi coinvolgente, solidale e motivo di particolare sano orgoglio. In quel periodo accogliamo la richiesta ,da parte di alcune brave operatrici del GUS maceratese, realtà che si occupa di solidarietà ai migranti, di far lavorare tra gli operai durante la stagione lirica almeno uno tra i tanti rifugiati arrivati in città durante la prima emergenza Libia. La raccomandazione nostra è di individuare un ragazzo forte, che abbia pratica con lavori di manualità ed un minimo di robustezza fisica, visto che entrerebbe a stagione iniziata , senza conoscere la lingua italiana né tanto meno il lavoro specifico ed i rischi per la sicurezza potrebbero essere elevati. Caposquadra ed RSU sottopongono la questione al Direttore, che accetta subito e così con soddisfazione di tutti viene assunto Diallo del Burkina Faso che si comporta in maniera egregia ,sia al lavoro che fuori e riceve l’aiuto e la stima di tutti gli altri operai.
Al termine del periodo ,dopo i saluti e con l’esperienza lavorativa effettuata, Diallo ottiene facilitazioni per il permesso di soggiorno ,ma lo perdiamo di vista perché dice di voler raggiungere suo fratello in Germania, il nostro augurio è che sia andato tutto bene e gli mandiamo un forte abbraccio a distanza.
Intanto, il grande amore che proviamo per lo Sferisterio, ci porta subito a ragionare su come molte delle nostre competenze professionali possano essere d’aiuto per effettuare periodiche manutenzioni in questo meraviglioso monumento e teatro che essendo Arena , si trova sottoposto alle inclemenze atmosferiche.
Così avviene che dopo alcune nostre richieste senza ricevere risposta da parte dell’amministrazione comunale , non ci diamo per vinti e vista la trascuratezza in cui versa la struttura durante l’inverno convochiamo la stampa ed occupiamo temporaneamente gli spazi per effettuare uno sciopero alla rovescia , andando cioè al lavoro da disoccupati, per fare le pulizie , mettere in ordine e segnalare la mancanza di cure in cui versa lo Sferisterio quando si spengono le luci degli spettacoli dal vivo.
Alla fine a forza di insistere ,la situazione si sblocca di nuovo e per un paio di inverni, d’accordo con l’ufficio tecnico del Comune, molti di noi vengono chiamati per svolgere periodi di lavoro dentro ai locali interni del teatro con lo scopo di imbiancare, sistemare porte e finestre o anche solo per aiutare gli operai comunali, quando c’è bisogno in città di lavori che richiedano le nostre competenze.
Sciopero alla rovescia, iniziative pubbliche, tante partecipazioni alle manifestazioni regionali e nazionali del sindacato, comunicati stampa , presidi ,non ce ne stiamo certo con le mani in mano ed andiamo anche a solidarizzare con gli operai della Best azienda di Montefano in forte difficoltà occupazionale in quel periodo , partecipando al loro presidio fuori dagli stabilimenti e ricevendo successiva e gradita solidarietà da questi/e .
Sempre con gli identici propositi ,alcuni anni dopo faremo sentire la nostra vicinanza ad altre fabbriche della provincia maceratese come GI&E e Teuco alle quali si cercherà come collettivo OSA , di dare visibilità alle loro vertenze anche nel capoluogo, con una bella iniziativa nella ex sala cinema dello Sferisterio, invitando Loris Campetti insieme a Fiom e Nidil CGIL, per parlare del suo utilissimo e bel libro inchiesta / Ma come fanno gli operai/ nel quale in parte ci riconosciamo anche noi.
Una ulteriore parziale svolta arriva quando veniamo a conoscenza del fatto che negli anni precedenti il Teatro ha ricevuto dei finanziamenti per effettuare formazione professionale per gli operai e non li ha utilizzati per lo scopo prefissato, quindi dopo averlo fatto presente ai responsabili , ci auto- organizziamo e con l’aiuto del nostro Direttore degli allestimenti decidiamo di entrare allo Sferisterio ed “occupare” aule che rimangono libere durante la stagione invernale ,per intraprendere lezioni teoriche riguardanti il teatro e la scenotecnica e permettere successivamente a chi è già predisposto ,un miglioramento della qualifica , della retribuzione, e maggiori opportunità di lavoro in futuro, cosa che poi avverrà.
Alla fine dell’inverno terminano le lezioni e il responsabile degli allestimenti, insieme al sottoscritto in quanto caporeparto, presentano una relazione che attesta il lavoro svolto e chiede che vengano messi alla prova pratica sul palco durante la stagione lirica, alcuni colleghi che hanno mostrato capacità ed un sincero interesse per la professione, cosa che poi verrà approvata dal Direttore anche se con non poche difficoltà per l’assegnazione definitiva della qualifica di macchinisti.
A questo punto, il ferro è caldo e ci sembra giusto batterlo ancora ritenendo fondamentale continuare a valorizzare il nostro lavoro e quelle che pensiamo siano le potenzialità dello Sferisterio anche lontano dalla stagione del festival. Decidiamo così, con l’ importante collaborazione del maestro e amico Alfredo Tabocchini ,storico fotografo della stagione lirica maceratese, di selezionare alcune foto degli spettacoli abbinandole a quelle della fase di costruzione e di effettuare una mostra, intitolata” Fabbricanti di passioni “nella trascurata ed inutilizzata fino ad allora , ex sala cinema dello Sferisterio, accompagnando le foto con elementi di scena, costumi e attrezzeria per completarla ed arricchirla in modo che il pubblico conosca il lavoro professionale che c’è dietro le quinte nel preparare e realizzare lo spettacolo.
È decisamente un fatto nuovo in città, vogliamo raccontarci come lavoratori e lavoratrici e coinvolgere i cittadini maceratesi nella valorizzazione di un bene comune, un bene pubblico come il teatro con spazi non utilizzati e pieni di potenzialità. La mostra ha un ottimo successo ,più di duecento visite in pochi giorni e tanta visibilità mediatica, cosa voluta ,cercata, ma non scontata. Ormai è chiara la nostra presenza in città come soggetto importante per la riuscita degli spettacoli e con un grande amore per il luogo in cui lavoriamo, sicuramente non lo stesso che provano gli amministratori di turno, questo è più che evidente.
Stiamo crescendo in consapevolezza, momento propenso alla nascita di un soggetto organizzato, cioè di quello che poi sarà il nostro collettivo OSA.
Nello stesso periodo però a Macerata si sta consumando una questione decisamente antipatica che riguarda il Teatro Rebis , realtà cittadina di nascita ma conosciuta ed apprezzata a livello nazionale , alla quale l’amministrazione del Comune di centro sinistra in vista delle elezioni ormai prossime, chiede indietro gli spazi dati in concessione in cui essa opera e li lascia perciò senza sede, con una manovra decisamente subdola.
Gli artisti del Teatro Rebis sono da molto tempo nostri amici e non ce la sentiamo proprio di lasciarli soli ed è così che partecipiamo alle manifestazioni solidali in città insieme a molte altre realtà artistiche e culturali, rispondiamo e sottoscriviamo i loro appelli sulla stampa, poi però ci guardiamo negli occhi e facciamo il punto; spazi vuoti da valorizzare allo Sferisterio ed una compagnia teatrale che rimane senza sede, che vanno ad unirsi alla necessità degli operai e dei tecnici di inventarsi un lavoro e che a questo punto sia anche gratificante.
Così nasce il progetto per il teatro, per le maestranze, per la città.
È forte tra noi la consapevolezza di avere la fortuna di lavorare in un luogo bellissimo , di fare un lavoro faticoso ma estremamente gratificante e come già sottolineato dell’incuria nella quale viene lasciato lo Sferisterio quando si spengono definitivamente i riflettori a fine stagione.
Ribadiamo che in quanto Arena ,cioè luogo all’aperto ,tante piccole manutenzioni periodiche possano far si che la struttura si mantenga in condizioni dignitose e si possano evitare successivi interventi ben più costosi. Molti di quei lavori ,ritenuti necessari anche dall’ufficio tecnico del Comune, sono in grado di svolgerli le stesse maestranze operaie dello Sferisterio ed infatti per un periodo la realtà dimostra, in concreto come si possa intervenire con costi limitati e con personale che ha veramente cura del luogo in cui opera.
Allo stesso tempo, pensiamo che sia utile portare a conoscenza della cittadinanza che dentro allo Sferisterio ci sono degli spazi inutilizzati che potrebbero trovare nuova vita oltre la stagione estiva, attraverso la gestione collaborativa di una serie di associazioni locali che si occupano di teatro e di cinema a livello professionale, con il coinvolgimento del nostro collettivo di lavoratori del teatro OSA! (operai dello spettacolo associati). Il nome , una esortazione ,denota la consapevolezza che qualche passo più in là ogni tanto è proprio necessario farlo.
L’aggancio istituzionale che troviamo parlando anche di un monumento cittadino ,trascurato ma non abbandonato, è il Patto per l’amministrazione condivisa ,approvato in consiglio comunale mesi prima, ma del quale nessuno parla e forse nemmeno si ricorda e che prevede la partecipazione e la cura dei beni comuni da parte di cittadini ed amministrazione collaborando tutti/ e intorno ad un progetto che noi intanto provvediamo a costruire insieme alla partecipazione di giuristi, sindacalisti, studenti e professori , tutti sinceramente interessati e coinvolti.
Negli stessi mesi, grazie all’iniziativa dello splendido gruppo del SOMS di Corridonia per celebrare il loro 150mo anniversario ,iniziamo a discutere con tante altre realtà su come fare per mettere in rete le diverse pratiche di mutualismo e di cura che si realizzano nel territorio denominando il gruppo in questione Spazi liberati .
Il progetto di gestione dello spazio Sferisterio, durante la pausa invernale degli spettacoli, desta scalpore nei media ed un consenso inaspettato nella dormiente Macerata e noi proseguiamo determinati, affiancati naturalmente e con sincera amicizia da tutto il gruppo di Spazi liberati.
Consapevoli che la posta in palio è abbastanza alta ,parlando di un monumento di fama nazionale, chiediamo la collaborazione dell’Accademia delle belle arti e dell’ufficio tecnico del Comune , anzi della supervisione di questo nelle varie lavorazioni che si reputassero opportune fare nei luoghi e nelle situazioni individuate, ricevendo la loro gradita attenzione.
Gli spazi di cui si parla e che rientrano dettagliatamente nella nostra proposta con le specifiche intenzioni di utilizzo sono la ex sala cinema ,il foyer, il corridoio delle botteghe e la falegnameria, il tutto gestito da artisti, tecnici ,operai e con la collaborazione del Comune di Macerata attraverso l’Assessorato alla cultura e l’ufficio tecnico. Non si cercano finanziamenti istituzionali ma che venga concessa la possibilità di operare, di sfruttare gli spazi piuttosto che lasciarli vuoti e senza uso alcuno. L’unica eventuale retribuzione da parte del Comune, che chiediamo noi operai è per le opere di manutenzione della struttura ,che secondo noi saranno molte e periodiche e che riguarderanno tinteggiature dei corridoi ,delle sale, sistemazioni di porte e finestre ,oltre alla normale collaborazione con gli artisti e le artiste per gli eventi programmati.
Per circa due stagioni invernali riusciamo a dimostrare in concreto cosa si possa fare all’interno di quegli spazi e la cosa sembra proprio trovare il gradimento dei cittadini.
Con l’impegno del Teatro Rebis ed altre collaborazioni riusciamo ad “occupare” artisticamente la ex sala cinema svolgendo spettacoli di teatro, recite di poesie, presentazioni di libri, corsi di clown terapia, mostre permanenti ed altro.
Il tutto si presenta per noi tremendamente appagante e pieno di potenzialità ,tanto che.. l’amministrazione cittadina rifiuta il nostro progetto quando questo viene finalmente scritto e presentato a Sindaco ed Assessori ,ritenendo questi ultimi, che “gli intellettuali devono fare il loro e gli operai un altro mestiere” e quindi una proposta che arriva da parte operaia va rifiutata a prescindere. Senza commenti..!
Il nostro insistere sull’emergenza occupazionale riesce però a sbloccare alcune situazioni che erano in stallo da tempo e che si provvede a sistemare pur di non farci più insistere sulla questione della gestione dello Sferisterio. Viene deliberato da parte del Comune, attraverso una normale convenzione che la gestione tecnica del Teatro Lauro Rossi di Macerata passi all’Associazione Sferisterio con l’opportunità da parte di questa di coinvolgere i suoi tecnici anche per gli spettacoli durante la stagione invernale, cosa che garantisce più giornate di lavoro e che gli operai in effetti chiedevano già da anni. Inoltre vengono coinvolte altre maestranze tecniche per la realizzazione degli spettacoli della Rete Lirica Regionale, oltre a quelle che erano già presenti e l’emergenza occupazionale si attenua notevolmente. Chiaro che senza quella forzatura tutto ciò non ci sarebbe stato, questo era palese ed a un certo punto ne eravamo anche consapevoli.
Del progetto di gestione cooperativa dello “Sferisterio d’inverno “ rimane il forte rammarico per una possibilità in più che ci sarebbe stata a livello locale per artisti e tecnici e la bontà dell’intuizione viene certificata ,se ce ne fosse bisogno ,dall’utilizzo successivo che la giunta di centro sinistra soprattutto ,ma a seguire anche quella di centro destra decidono di fare di quegli spazi da noi individuati, con l’utilizzo però di ben alte risorse economiche. Tutto molto bello ed interessante ma emotivamente freddo, senza sviluppo di lavoro per le maestranze né che ci sia alcun tipo di socialità condivisa come invece avremmo voluto fare noi che intorno a quel progetto stavamo costruendo una bella comunità.
Dentro allo Sferisterio, per la stagione lirica, ci sono stati negli anni precedenti dei cambiamenti a livello sindacale per quello che riguarda gli operai ed i tecnici. Il sottoscritto decide che è ora, dopo 12 anni consecutivi, di farsi da parte e lasciare spazio a validi lavoratori che andranno a comporre la nuova RSU SLC CGIL. Laura Piccioni, Ruben Leporoni e Sauro Tartari verranno eletti a votazione tra le maestranze.
Il cammino è stato tracciato dalle precedenti lotte collettive ed in quelli che sono in tutto il Paese momenti difficili per tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici , le trattative sindacali di anno in anno riescono ad ottenere ottimi risultati su alcuni punti importanti ed a mantenere buoni livelli occupazionali e quantità di giornate dignitose per tutte e tutti, cosa non scontata e che avviene con un forte impegno, e con il merito dei nostri colleghi e rappresentanti sindacali .
Intanto ritenendo fondamentale non stare a guardarci l’ombelico , anzi con la necessità di aprirci a collaborazioni sociali e lavorative, partecipiamo, con la presenza del sottoscritto e concordando il contenuto dell’intervento, all’incontro euro mediterraneo dell’economia dei lavoratori e delle lavoratrici che si svolge nella fabbrica recuperata di RiMaflow nel milanese e lì tra le tante importanti esperienze nazionali ed internazionali di tutte le categorie di lavoro, parliamo delle maestranze del mondo dello spettacolo e delle nostre esperienze. Poco tempo dopo in tutta Europa i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo inizieranno le loro manifestazioni pubbliche e si faranno conoscere a causa della crisi lavorativa provocata dalla pandemia e della chiusura obbligata dei siti dove si svolgono rappresentazioni artistiche e culturali aperte al pubblico.
A tale proposito, un momento di particolare, ulteriore solidarietà tra di noi si verifica , sia durante che dopo la prima ondata di covid ,con i teatri che sono rimasti chiusi durante l’inverno e molte maestranze in conseguente forte difficoltà economica. La stagione lirica estiva allo Sferisterio , facilitata dallo svolgersi all’aperto , si effettuerà ugualmente anche se con molte modifiche logistiche nella struttura per poter regolare la capienza in termini di sicurezza sanitaria e con la riduzione del numero di spettatori e delle opere in cartellone, il che comporterà purtroppo una riduzione delle giornate lavorative per le maestranze.
Prima della stagione, arriva la notifica dirigenziale che propone ,in maniera quasi provocatoria ai nostri rappresentanti sindacali, di effettuare la stagione lirica con meno maestranze per più giornate di lavoro o con meno giornate includendo tutte e tutti. Le riunioni e gli incontri tra i tecnici e gli operai saranno numerosi e frequenti e si rifiuterà fin da subito l’ipotesi che qualcuno possa restare a casa senza lavoro. Una chiara e forte dimostrazione di unione tra operai ,lavorare tutti lavorare meno.. non nei termini che avremmo voluto ovviamente, ma respingiamo con fermezza la prima proposta dirigenziale che ipotizzava una riduzione del personale, dimostrando con i fatti il nostro concetto di solidarietà e ritoccando lievemente le giornate di alcuni per permettere a tutti di lavorare alzando comunque la media iniziale di giornate lavorative . In quel periodo salta per noi una probabile collaborazione con Moni Ovadia per uno spettacolo autogestito da artisti e tecnici e tutto il mondo dello spettacolo entra in forte difficoltà con la chiusura immediata da parte del governo, di tutti i luoghi dove possano esserci assembramenti , quindi anche dei luoghi adibiti a spettacoli e la situazione per lavoratori e lavoratrici diventa così difficilissima, in molti casi insostenibile. Accade così, che in maniera rapida e spontanea in tutta Italia ci si organizzi tra artisti/e , e tecnici del settore per provare ad attenuare i colpi del provvedimento ed oltre alle ovvie richieste di sussidi alle istituzioni necessari per sopravvivere in attesa della ripartenza, si inizia a discutere seriamente di una più che mai necessaria riforma del settore ,con lo svolgimento di frequenti riunioni online, formulazioni di documenti, inchieste ,manifestazioni, studi e ricerche e con la consapevolezza che possa essere il momento buono per tentare di cambiare le cose e dare maggiori sicurezze a chi lavora nel settore.
In quel frangente in maniera inaspettata ma gradita ,nelle Marche noi tecnici maceratesi veniamo individuati come punto di riferimento dalle altre maestranze delle province vicine, riconoscendoci capacità organizzative, per merito, forse ,delle battaglie sindacali degli anni precedenti e veniamo così coinvolti nelle mobilitazioni alle quali poi diamo il nostro apporto in termini di presenza e laddove è possibile in termini di elaborazione ,muovendoci sia in maniera auto organizzata che insieme ai sindacati.
Le manifestazioni regionali ,storiche per la nostra regione, sono quattro, due ad Ancona e due a Macerata, in queste i lavoratori e lavoratrici dello Sferisterio sono sempre presenti e partecipi, sia nella organizzazione che nelle testimonianze dirette, questo denota l’unità del gruppo , l’importanza di tutto quello che siamo riusciti a fare negli anni precedenti e fino a quel momento. Così con questa speranza di unità e di voglia di lottare termina la prima parte del racconto collettivo.
Conclusioni : pensiamo che l’esperienza intrapresa tanti anni fa entrando a lavorare allo Sferisterio abbia dato alcuni buoni risultati ,almeno dal punto di vista dell’impegno strettamente sindacale ed in quanto alla collaborazione tra i colleghi e le colleghe affinché ci fosse un miglioramento delle condizioni lavorative di tutti i tecnici ed in tutti i reparti e sicuramente questo si è verificato rispetto alla situazione che trovammo in tanti nel primo periodo di lavoro. L’idea di poter mettere in pratica molti insegnamenti teorici della nostra personale formazione politica ci è sembrata stimolante, così come dover correggere attraverso la pratica alcune iniziali impostazioni errate .Secondo l’ esperienza diretta, che i lavoratori e le lavoratrici possano essere uno dei cardini del cambiamento sociale auspicato ,riceve in base a ciò una ulteriore forte conferma.
L’adesione nel 2000 alla CGIL era allora necessaria, la SLC ossia la nostra categoria , non si era mai occupata nelle Marche di chi lavora nello spettacolo , includendo al suo interno realtà lavorative più grandi ed importanti dal punto di vista economico e strategico per il Paese ed ha imparato a farlo insieme a noi, i segretari di categoria si sono sempre impegnati con correttezza ma non sempre è andato tutto liscio.
Il sindacato ha ancora oggi ,nonostante i tentativi di rinnovamento, una concezione tremendamente burocratica, una mobilità pachidermica e negli anni delle amministrazioni di centro sinistra ha spesso avuto un approccio troppo “accomodante” con la politica. Pensiamo che se non fosse stato per il protagonismo di molti lavoratori e molte lavoratrici le cose sarebbero andate anche peggio , molte questioni bisognava risolverle prima , era necessario e possibile creare un quadro di stabilità per tante figure professionali che lo meritavano e lo meritano ancora, ma non si è mai voluto disturbare più di tanto il conducente, ossia la politica, che potendo decidere ha comunque le principali colpe, parliamo soprattutto del centro sinistra che ha governato per molti anni a livello locale e nazionale.
Ed il precariato riguarda ancora le nostre vite, è ancora la nostra condizione lavorativa.
Abbiamo anche provato a partecipare e dire la nostra nei congressi di categoria schierati spesso con la minoranza sindacale sicuramente più conflittuale e vicina alle nostre idee, ma sempre con un fare rispettoso e cordiale verso gli altri iscritti che non la pensavano esattamente come noi, anche per non essere marginalizzati e non apparire settari, ritenendo invece ancora fondamentale l’unità tra lavoratori e lavoratrici piuttosto che tra sigle o schieramenti.
Per questo motivo e per trovare anche un po’ di respiro a livello organizzativo , per avere anche una certa autonomia ed indipendenza e riuscire a coinvolgere altre maestranze tecniche dello spettacolo fuori dal nostro amato teatro, abbiamo creato il collettivo OSA! nome che ci piaceva e ci piace e che oltre all’esortazione, quanto mai necessaria in questo periodo è soprattutto l’acronimo di Operai dello Spettacolo Associati, perché a tutti gli effetti siamo degli operai , così siamo inquadrati nei contratti nazionali dello spettacolo ed è con questa consapevolezza che abbiamo recentemente stretto ulteriori legami ,oltre che con lavoratrici e lavoratori della nostra categoria nel mondo dello spettacolo ,anche con realtà importanti in Italia di altri settori di lavoro come il bellissimo e combattivo collettivo di fabbrica degli operai della GKN di Campi Bisenzio che abbiamo avuto la fortuna ed il piacere di conoscere direttamente ed anche con lavoratori portuali genovesi del CALP , entrambi degni di massima stima. Oltre alla fortissima amicizia che ci lega da tempo alle lavoratrici ed ai lavoratori di RIMaflow fabbrica recuperata di Trezzano sul Naviglio.
Con pazienza e costanza ci siamo fatti conoscere un poco in tutta Italia ed abbiamo deciso consapevolmente come collettivo OSA di aderire a Fuorimercato rete nazionale perché crediamo nell’indispensabile lavoro di cura reciproca, nel mutualismo, nel dover cercare legami sinceri dal basso per sopravvivere in questi tempi difficili riguardanti il lavoro e tutto il resto, allontanando la tentazione dei singoli di chiudersi in se stessi nel cercare soluzioni personali ,anche legittime ma deboli senza una forte concezione di comunità.
Il nostro racconto finisce qui e tutto quello che è stato fatto è sicuramente più interessante e più coinvolgente di questo scritto che si potrebbe integrare con tanti aneddoti che ora non abbiamo ritenuto opportuno inserire. Così siamo sicuri che in futuro altri/e sapranno fare ancora meglio di quello che fino a qui è stato . L’unica cosa che sembra giusto rimarcare è che senza la memoria storica degli avvenimenti e delle lotte, senza il rispetto reciproco, senza la necessaria dose di umiltà e la voglia di imparare e di ascoltare gli altri non si farà molta strada.
Le stesse idee ,le stesse convinzioni e gli stessi propositi di quando eravamo giovani ed abbiamo iniziato a lavorare in teatro li portiamo ancora avanti , cercando di dimostrare con i fatti di come ci si possa organizzare collettivamente nel lavoro, appropriarsi ciascuno del proprio mestiere e provare a svolgerlo con serenità ,competenza, sicurezza , collaborazione, e minor fatica fisica possibile, senza lasciare indietro nessuno, di farlo in maniera democratica, crescendo con personalità come lavoratori e soprattutto contribuendo al quanto mai necessario cambio sociale, cosa in cui mai smetteremo di credere.
Macerata 01/02/2022.
Mauricio Cesar Pasquali. Operaio dello Spettacolo.