La nostra fase 2: mutualismo conflittuale per contrastare l'emergenza sociale ed economica
Verso l’assemblea online per una Cassa Nazionale di Solidarietà
Venerdì 30 aprile – h 18*
Associazione nazionale Fuorimercato
Domenica sera è stata finalmente annunciata la famosa "fase 2", con l'ormai consueta conferenza stampa del presidente del Consiglio Conte fatta per aggiornare sui nuovi provvedimenti per l'emergenza Covid-19.
Le aspettative in tante e tanti da giorni erano molto scettiche, data la gestione dell'emergenza attuata finora, per usare un eufemismo, assolutamente insufficiente.
Ma l'annuncio di Conte ha superato anche le peggiori aspettative: dal 4 maggio il Paese riparte nel senso che ripartiranno quelli che per settimane sono stati definiti servizi essenziali ossia i comparti produttivi, manifatturieri e di commercio all'ingrosso, aumentando fortemente i rischi di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, facendo così rimanere in ballo sempre e comunque solo la salute di chi lavora.
E la gestione sanitaria del contagio? Nessun riferimento chiaro sul piano sanitario del governo, sui test seriologici e sui tamponi, sul problematico dibattito sul “contact tracing”, non una parola o uno spunto su un investimento straordinario necessario alla sanità pubblica, viste le settimane drammatiche che hanno vissuto e continuano a vivere le operatrici/operatori sanitari.
Al momento nessun ulteriore intervento economico di emergenza per le fasce rimaste escluse dagli ammortizzatori sociali, ma rumors generici rispetto all’ormai leggendario Decreto Aprile sul rinnovo dei bonus per lavoratori autonomi, dei congedi straordinari e della cassa integrazione in deroga (con ritardi enormi nei tempi dei pagamenti).
Totalmente dimenticati la scuola, gli asili, i bambini, i ragazzi e l'urgenza sociale di milioni di famiglie che sono sull'orlo del collasso, con genitori che presto dovranno tornare a lavorare e che costringeranno in particolare le donne a rimanere a casa obbligate al lavoro di cura domestico.
E infine delle timide concessioni sugli spostamenti e piccoli allentamenti al distanziamento sociale, ma con la beffa di poter andare a visitare solo i congiunti, figura giuridica misteriosa che allude evidentemente ai soli rapporti familiari di sangue o formalizzati, e che dunque costringe nuovamente milioni di persone all’isolamento più completo in assenza di questi rapporti o, peggio ancora, che costringe migliaia di persone, e in particolare di donne, in rapporti violenti e abusanti.
Risulta abbastanza chiara l’idea di fondo del Governo e la prospettiva che ci si presenta davanti per questa e per le prossime fasi: gli unici interessi essenziali restano quelli dei grandi settori produttivi, di Confindustria, di chi deve comunque e nonostante tutto fare profitto: business is business, as usual.
E, dall’altra parte, chi paga questa crisi, con misure insufficienti, con i rischi sulla propria salute, con l’assenza completa di reddito e tutele, l’invisibilità della propria condizione sono lavoratrici e lavoratori delle città e delle campagne, chi il lavoro l’ha perso, chi l’ha sempre avuto in nero, chi già prima doveva arrangiarsi per fare la spesa o pagare l’affitto e ora non sa più cosa fare.
Le tante esperienze di solidarietà e mutuo soccorso che si sono diffuse in tutto il territorio italiano per rispondere all’emergenza Covid-19, a cui partecipiamo e diamo vita nei diversi nodi locali di Fuorimercato dove siamo presenti, conoscono bene la drammaticità di questa situazione, e il ribollire di un’insofferenza sociale che sta raggiungendo il limite.
C’è una strada che stiamo percorrendo, come lo stanno facendo tante realtà politiche e sociali, e pensiamo sia fondamentale dargli ancora più forza: la strada del mutualismo come pratica e forza sociale capace di rispondere ai bisogni urgenti e ai vuoti terribili delle politiche istituzionali d’emergenza.
Queste iniziative di solidarietà dal basso, che ormai sono un punto di riferimento anche per molte amministrazioni comunali, sono sicuramente le strutture sociali centrali che devono pretendere e rivendicare un protagonismo e un ruolo nella discussione su come uscire dall’emergenza.
Insieme a tutte queste pratiche solidali diffuse, abbiamo voluto lanciare il 25 aprile (data di Resistenza e Liberazione scelta non a caso) un’idea in più, capace di connettersi a tutte queste dimensioni mutualistiche: una Cassa Nazionale di Solidarietà.
Un fondo solidale pensato in particolare per le figure completamente dimenticate nell’emergenza e che lo saranno nuovamente nella fase 2. Una cassa di mutuo soccorso basato su un meccanismo di libera donazione di qualsiasi soggetto collettivo o individuale voglia sostenere il progetto, e in particolare con le libere donazioni di chi un reddito e un lavoro lo mantiene ancora e vuole supportare chi al suo fianco non ha più alcun ingresso economico. Una pratica mutualistica che trova le sue origini nelle casse delle società operaie di mutuo soccorso di fine ‘800, che hanno costituito il primo strumento di resistenza e di rivendicazione di tutele per il movimento operaio agli albori.
Un percorso per resistere insieme oggi, costruito insieme ad altre associazioni, organizzazioni sindacali, reti antirazziste, beni comuni, spazi sociali, realtà di lavoro cooperativo e autogestito, case del mutuo soccorso e sportelli di difesa dei diritti del lavoro che si propongono l’obiettivo non di fare una piccola donazione caritatevole ai più poveri, ma di costruire degli strumenti conflittuali e rivendicativi a partire dalla risposta concreta a bisogni primari e sociali fondamentali.
Una campagna per una Cassa Nazionale di Solidarietà che vuole essere un contributo aperto e messo a disposizione per costruire percorsi di mobilitazione e contestazione delle attuali politiche istituzionali, basati sulle rivendicazioni di chi vive sulla propria pelle le conseguenze terribili di questa emergenza, per sostenere e sviluppare percorsi di sciopero e di disobbedienza che risultano sempre più urgenti.
Per provare a mettere in campo le forze del mutualismo nella costruzione di conflitto sociale, nel trovare un’uscita a quest’emergenza che va trovata dal basso.
Vogliamo dunque invitare tutte le realtà sociali, sindacali e politiche interessate all’idea e al percorso della Cassa Nazionale di Solidarietà a un’assemblea pubblica online questo venerdì 30 aprile alle ore 18 sulla piattaforma Zoom
Noi restiamo solidali e resistiamo insieme, e possiamo uscirne davvero se metteremo al centro le nostre vite contro i loro profitti.
* Per collegarsi all’assemblea, verificare il link all’evento FB