Note da Lviv in tempo di guerra

Alona Liasheva*

Scrivo questo testo nella notte tra il 7 e l'8 marzo a Lviv (Leopoli). Questo è il quarto anno che vivo a Lviv, e qui ho conosciuto la guerra. È come se sia trascorsa la mia intera vita dalla chiamata mattutina di mia madre che mi ha detto "ci stanno bombardando". La mia vita e quella di tutti quelli che mi circondano si è spezzata e non sarà più la stessa di prima. Ma in qualche modo vivremo. Vorrei condividere con i lettori di Commons le mie osservazioni su come nasce una nuova vita  nella mia città. So che la prossima rottura può accadere anche prima che io finisca questo testo, quindi sto scrivendo abbastanza in fretta.

Nota № 1: "Sul metodo”

Il primo giorno di guerra volevo iniziare a registrare ciò che stava accadendo a me e intorno a me, ma tra allarmi aerei, attacchi di panico e il trasporto della mia famiglia da Kiev a Leopoli, non riuscivo a mettere tradurre le mie parole in frasi. Il terzo giorno mi sono rimessa in sesto, così come i colleghi pronti a intervistare i residenti di Lviv che avevano vissuto qui prima dell'inizio della guerra. Dopo aver consultato i colleghi che lavoravano nel Donbass su come raccogliere dati, senza un background teorico, senza tempo, senza energia, abbiamo iniziato a chiedere alle persone di poterle intervistare. Chiediamo alla gente di Lviv del loro passato e delle loro nuove vicende quotidiane, del tipo di attivismo a cui prendono parte e di come stanno cambiando le loro opinioni politiche. Questo lavoro non è ancora completo, ma in queste note mi sono già basata sulle recenti interviste in profondità, sulle mie osservazioni e su diversi diari condivisi dai cittadini.

Nota № 2: "Sulla città"

Lviv è diventata un centro nevralgico per l'accoglienza dei rifugiati. Processi simili hanno avuto luogo in tutta l'Ucraina occidentale, ma per il momento posso parlare solo della città dove interagisco personalmente con le persone e le vedo con i miei occhi. La paura delle generalizzazioni l'affronteremo più avanti e per ora mi limiterò a delineare la geografia delle mie riflessioni. Cosa è successo a Lviv nelle ultime due settimane?

Comincerò con la questione degli alloggi. Il mercato immobiliare della città è diviso in due parti. La prima è il mercato degli alloggi commerciali. Nonostante gli appelli del sindaco per imporre una moratoria sugli affitti, i prezzi sono aumentati più volte a seconda degli appetiti dei proprietari. Il libero mercato si è mostrato nella sua essenza reale. Le persone che fuggono dai bombardamenti rimarranno senza casa se non possono pagare 1000 dollari per un piccolo appartamento. Un'altra parte del mercato mostra la tendenza opposta. Molti proprietari mantengono il "vecchio" prezzo perché sanno che invece di tre inquilini ora ne hanno dieci. Alcuni appartamenti lasciati da coloro che sono andati all'estero sono diventati rifugi. Amministrazioni distrettuali, scuole e altre istituzioni municipali, così come uffici e studi di yoga, diventano luoghi di alloggio temporaneo per migliaia di rifugiati, i loro figli e gli animali.

C'è una ridistribuzione della ricchezza impossibile da immaginare prima degli attacchi a Kiev, Charkiv e altre città. Processi simili si verificano in vari gradi con vestiti, cibo, auto e altri beni di base, compreso il supporto psicologico.

Questa ridistribuzione è attivata da migliaia di persone che diffondono l'informazione sui beni disponibili e le richieste per questi, preparano, consegnano, organizzano alloggi, portano cose, scaricano aiuti umanitari, comunicano molto, negoziano, si ascoltano e si sentono. Ma la cosa principale è che si auto-organizzano, trovano un modo di inventare come essere utili in momenti in cui le strategie individualistiche non funzionano.

Le chat – da quelle del* attivist* a quelle di quartiere, o di gruppi sportivi - diffondono mutua assistenza. Le istituzioni municipali, private, pubbliche hanno cambiato la loro funzione. La città è diventata una grande rete dove si possono trovare anche le cose più strane che nessuno conosceva. Le chat includono sia persone con esperienza di attivismo che persone scettiche su qualsiasi forma di movimento dal basso. Le reti auto-organizzate stanno diventando più efficaci delle azioni separate delle autorità cittadine e regionali. Tutto questo è guidato dalla paura che domani non saremo in grado di trovare un riparo, il cibo finirà, non ci saranno abbastanza persone disposte a trasportare gli altri dalla stazione ai rifugi di notte. E così succede - qualcun* viene lasciat* a congelare alla stazione ferroviaria, soprattutto quell* che hanno meno capacità di usare le reti sociali, meno contatti in città, e meno forza fisica. Ma la maggior parte trova aiuto. Spero che sia così anche stasera.

Contemporaneamente all'attivismo umanitario, reti simili operano anche con scopi militari. Lviv si occupa di tutto contemporaneamente - dal trasporto di attrezzature a Kiev alla tessitura di reti mimetiche per l'esercito. Queste reti di solidarietà si estendono ben oltre la città e il paese.

Nota № 3: "Sulla rottura"

Nei momenti di rivoluzione o di guerra ci sono anche le rotture delle strutture sociali che hanno modellato il flusso delle nostre vite in precedenza. Ci troviamo di fronte cose che i più audaci sognatori utopici prima non avrebbero potuto immaginare. Se un mese fa qualcuno mi avesse detto che migliaia di persone avrebbero avuto la possibilità di dormire al caldo, lavarsi, vestirsi e mangiare gratis a Lviv, avrei semplicemente sorriso. Ora spendo soldi solo per i bisogni del* altr*, i miei sono soddisfatti grazie alla forza della squadra in cui mi trovo, a parte il caffè e i pasticcini che compro durante una passeggiata quotidiana per conto mio.

In una certa parte della società le relazioni merce-denaro sono scomparse, e invece stiamo costruendo "qualcosa di qualitativamente diverso". Non voglio ora articolare cosa esattamente. Le mie idee sul mondo, sia politiche che teoriche, sono state distrutte insieme all'altro mondo in cui vivevo. Come ha giustamente sottolineato Volodymyr Artyukh, i "vecchi" quadri di analisi non funzionano più. Devono essere riconsiderati. Devono esserne inventati di nuovi.

I nuovi quadri teorici devono essere più sensibili alla pratica. E ora possiamo osservarla, essere coinvolti, vedere le persone dietro le istituzioni e le strutture. Finora, questo "nuovo" ha ancora molto del "vecchio". Sentiamo parlare di situazioni di xenofobia contro rom e persone transgender, di molestie sessuali nei centri di accoglienza, di violenza delle ronde. E sentiremo parlare molto di sfruttamento, di violenza di genere e di altre oscurità in cui abbiamo vissuto e ancora sono qui tra noi. La violenza del regime di Putin sta spingendo altre forme di violenza. Speriamo però che la rottura che stiamo vivendo ora ci dia la possibilità di sviluppare questo "qualcosa di qualitativamente diverso".

Nota № 4: "Sulle strutture"

Non so cosa accadrà domani a me, alla mia famiglia e ai miei cari. Forse ci sveglieremo, risponderemo ai messaggi con richieste di alloggio e trasporto, scriveremo che stiamo bene. Poi berremo caffè e prepareremo da mangiare nei rifugi per i rifugiati, lavoreremo, faremo volontariato, leggeremo le notizie, piangeremo, fumeremo molto. E spereremo. O forse scapperemo dai bombardamenti.

Ma ora vedo nuove strutture sociali che prima non esistevano. Cosa succederà loro? Queste strutture possono essere distrutte. Possono muoversi verso altri paesi e continuare a svilupparsi lì. Quando la società ucraina vincerà questa guerra e vivrà il sogno di una vita pacifica, queste strutture potranno servire i bisogni dell'apparato repressivo dello stato e riprodurre varie forme di oppressione. Ma mentre viviamo questa rottura abbiamo la speranza che rimangano, si rafforzino e si concentrino sulla cosa principale - la vita delle persone.

* Alona Liasheva, sociologa ucraina, con un dottorato in studi urbani all'università Bicocca di Milano, vive a Lviv, è membro del Comitato editoriale di Commons: Journal for Social Criticism.

da https://commons.com.ua/en/zapiski-zi-lvova/

 

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