La campagna in difesa della fabbrica recuperata #ChilavertNonSiSpegne

di Valeria Cirillo

#Chilavertnoseapaga (#Chilavertnonsispegne), con questo slogan si apre il 13 luglio 2019 il festival in sostegno della cooperativa Chilavert, una delle più attive imprese recuperate dell’area metropolitana di Buenos Aires, simbolo accanto alla fabbrica di ceramiche ex Zanon – oggi Fasinpat - e all’hotel Bauen di Buenos Aires, dell’autogestione dei processi produttivi e del movimento nazionale ed internazionale delle fabbriche recuperate.

Chilavert è oggi sotto attacco, come la quasi totalità delle imprese recuperate argentine - 370 al 2017[1] - fortemente indebolite da misure di politica economica restrittiva implementate durate gli anni del governo della destra neoliberale argentina di Mauricio Macri. Fra queste l’implementazione di una politica di moderazione salariale finalizzata a contenere il costo del lavoro, l’incremento della flessibilità del mercato del lavoro e la riforma previdenziale. Riforme che hanno avuto come contraltare l’indebolimento della capacità di consumo da parte dei percettori di reddito da lavoro. Parallelamente l’apertura del mercato interno alle importazioni e la svalutazione del tasso di cambio per incoraggiare le esportazioni hanno avuto un effetto recessivo sulla produzione industriale. Non ultimo, l’incremento delle tariffe relative alle utenze, frutto di una politica restrittiva volta a raggiungere un pareggio di bilancio attraverso l’aumento della tassazione sulle utenze. Ed è proprio l’incremento delle tariffe sui consumi di acqua, elettricità e gas ad aver stroncato la capacità di sopravvivenza delle imprese recuperate sul mercato. L’80% delle imprese recuperate ha sperimentato un crollo della produzione e al 2017 oltre il 17% non produceva, avendo fermato la produzione per costi eccessivi e scarsa domanda. Nonostante ciò, i processi di recupero delle imprese abbandonate dal capitale o rese improduttive continuano: nel 2017 durante il governo di Mauricio Macri sono sorte 25 nuove imprese recuperate.

In questo contesto, anche Chilavert - ex Arti Grafiche Gaglianone – nel quartiere di Pompeya di Buenos Aires è sotto attacco avendo accumulato un debito esoso per la fornitura di energia elettrica con la società Edesur che minaccia il taglio della corrente elettrica. Un debito divenuto impagabile per la svalutazione del peso argentino, per l’aumento delle tariffe voluto dal governo e la contrazione del mercato della grafica sempre più spiazzato dalla diffusione del digitale. Mentre Chilavert riceve un’intimazione di adempiere al pagamento del debito pena il taglio dell’elettricità da parte della società fornitrice di corrente Edesur, la stessa società vede condonato il proprio debito di oltre 7 mila milioni di pesos (circa 150 milioni di euro) da parte del governo.

Ma Chilavert resite ed il 13 luglio lo dimostra organizzando il primo festival contro le tariffe esose in difesa della gestione operaia. Chilavert non è solo una tipografia recuperata dai suoi lavoratori, Chilavert è anche sede della scuola del Bachillerato Popular ovvero la scuola popolare per adulti che non hanno completato la scuola dell’obbligo, dove ogni anno studiano e si diplomano oltre 50 adulti del quartiere. Chilavert è anche sede di uno spazio socio-culturale del quartiere dove si svolgono gli incontri del gruppo del Teatro Comunitario di Pompeya – oltre 45 persone. Dal marzo 2004, al primo piano, è inoltre attivo uno spazio dedicato ad attività culturali ed artistiche, una biblioteca e una galleria d’arte. L’idea alla base dell’apertura del centro culturale è quella di restituire al quartiere, e alla società civile nel suo complesso, parte della solidarietà e del sostegno ricevuti durante i mesi dell’occupazione ed anche in seguito. A Chilavert ha sede anche il Centro di Documentazione delle Imprese Recuperate nell’ambito del programma di estensione universitaria dell’Università di Buenos Aires. Chilavert è inoltre sede del centro di aiuto per famiglie con problemi abitativi della città.

Chilavert è molto più di una tipografia: è una fabbrica aperta con una vocazione internazionalista, quella di diffondere l’esempio concreto e quotidiano della possibilità di gestione da parte dei lavoratori dei processi produttivi e, soprattutto, di difesa del lavoro.

 


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