Ritornare a rivendicare il pane e le rose

In una zona a pochi minuti dal centro di Bari, in Italia, c’è un posto in cui delle persone, residenti e immigrati, cercano di “tornare” alle cose essenziali, chiedendo ancora una volta sia il pane che le rose.

Dal sito http://www.alterthess.gr/content/sto-mpari-tis-italias-oi-anthropoi-zitoyn-xana-kai-psomi-kai-ta-triantafylla

Il “Bread and roses”, nome ispirato dall’omonimo film di Ken Loach, è un’esperienza portata avanti da persone che vivono e lavorano in condizioni difficili nella  società attuale. Si tratta del tentativo di ricostruire uno spazio pubblico e di un piccolo ma miracoloso laboratorio di relazioni con lo scopo di mostrare nei fatti che si può vivere in modo diverso. 

  
Abbiamo necessità di spazi in cui spendere tempo, non denaro

“Abbiamo occupato questo spazio, chiuso e abbandonato da 25 anni, il 24 marzo 2016. La proprietà è dell’Area metropolitana di Bari che in passato lo aveva fatto funzionare come ospedale per bambini. A un certo punto, l’ospedale chiuse e l’edificio è rimasto abbandonato per decenni. Abbiamo deciso di riappropriarcene, perché avevamo bisogno di un luogo in cui organizzare attività sociali, politiche e culturali basate sul principio della solidarietà” spiega Gianni, componente del Bread&Roses, aggiungendo: “Crediamo che oggi si possano riutilizzare edifici abbandonati per renderli beni comuni e strapparli ad interessi privati”. 

“Un altro motivo che ci ha portato a riempire questo vuoto è perché vogliamo che nelle grandi città siamo presenti sempre più spazi di pubblica utilità, in cui le persone possano praticare quello che nella Grecia antica era l’agorà. Nelle città abbiamo molti spazi privati, mentre quelli aperti alla collettività sono pochissimi o addirittura inesistenti. In effetti, la giovane esperienza del B&Rs si inserisce nel tentativo più generale di ridar vita a luoghi in disuso, facendo in modo che le persone si incontrino per spendere non denaro, bensì tempo, per scopi solidali. Per noi si tratta di un gesto politico e di un nuovo modo di fare politica” 

Con un’iniziativa di studenti e lavoratori, nativi e immigrati, da 15 mesi i giardini adiacenti a Villa Capriati e l’ex casa del custode sono rinati a fronte invece dell’incuria delle istituzioni. Nei primi mesi ci sono stati lavori di riqualificazione ed è stata ripulita la zona verde; le spese sono sostenute attraverso iniziative di autofinanziamento organizzate durante le assemblee settimanali in cui vengono prese tutte le decisioni. Parallelamente, l’assemblea del Bread&Roses sta cercando (insieme ad altre realtà cittadine) di far riconoscere l’attività dalle istituzioni, per ottenere contestualmente la concessione dei servizi minimi di interesse comune, come l’acqua e l’elettricità.

“Questo è un luogo di ‘illegale giustizia’ e lo rivendichiamo. Siamo in trattativa con le istituzioni affinché riconoscano questo progetto non a finalità privata, bensì pubblica”

 

Salsa di Pomodoro: Una salsa a sfruttamento 0%

Una delle attività principali che si svolge a Bread&Roses è la solidarietà tangibile verso i lavoratori immigrati che lavorano nei campi del Sud Italia, soprattutto nelle campagne del foggiano, senza diritti e assistenza, sopravvivendo in condizioni di evidente sfruttamento.

“Nel 2014, prima di aprire il B&Rs, eravamo circa 15 persone, immigrati e italiani insieme. Abbiamo avviato un’attività di autoproduzione di salsa, lavorando lungo le varie fasi della filiera. Coltiviamo pomodori, li trasformiamo in passata. Infine la distribuiamo a gruppi di acquisto solidale e a famiglie, a chiunque sia interessato in tutta Italia. Organizziamo, insieme ad altre esperienze produttive agricole e non solo un mercato solidale legato ad una rete nazionale (Fuori Mercato), che per noi significa lavorare, produrre e distribuire con principi ben diversi e opposti all’economia di mercato”. In tutt’Italia, da Milano fino in Sicilia, alcune decine di realtà, tra cui molte composte da lavoratori nativi e immigrati, stanno costruendo modelli di economia solidale utilizzando terreni e spazi autogestiti, in cooperativa, all’interno di fabbriche occupate. Esempi che sono collegati ideologicamente e politicamente ad altre esperienze affini in altri paesi del sud America e in Europa. In Grecia ad esempio con la BIOME.

“Si tratta di attività economico produttive che provano a dimostrare che si può lavorare la terra rispettando la dignità dei braccianti e contadini, riconoscendo il diritto all’abitazione e ai diritti sul lavoro. Al momento la paga netta è di 7euro all’ora per chi lavora nei campi e alla trasformazione; mentre la distribuzione viene effettuata ancora in maniera volontaria. Finora possiamo coprire due delle tre fasi della produzione, infatti per l’ultima è previsto solo un contributo spese”.  

Insieme a Fuorimercato.com l’obiettivo è anche quello di costruire nuove forme di resistenza al potere di mercato della GDO (Grande distribuzione organizzata) che strangola i piccoli produttori agricoli e non solo, ai quali vengono imposti dei prezzi di vendita insostenibili economicamente. Queste regole perverse del mercato il più delle volte si ripercuotono sulle condizioni di lavoro dei braccianti e dei contadini stessi, livellando verso il basso salari e tutele di base.

“Vogliamo che i piccoli produttori agricoli prendano coscienza del fatto che le loro difficoltà non debbano riversarsi sulla manodopera, cioè sull’abbattimento dei salari dei lavoratori, bensì sulle multinazionali e sulla loro ingordigia di fare profitto. Per questa ragione abbiamo chiamato la nostra salsa, prodotta a Bari e Nardò (Lecce), Sfrutta Zero”

 

Ritorno alle cose essenziali

“Dopo 15 mesi di autogestione, Bread&Roses costituisce un luogo di effettiva reciprocità a tutti i livelli: si organizzano iniziative collegate ai movimenti sociali, rivendicativi e conflittuali, come ‘Non una di meno’, contro la violenza e l’oppressione di genere; si aprono discussioni sui diritti della comunità LGBTQ, momenti di formazione e dibattiti, la piazza del Baratto e tanto altro. Dall’autunno agli inizi dell’estate, due volte alla settimana, si organizza l’osteria popolare, dove con un basso contributo si mangia insieme e in questo modo si sostiene anche economicamente l’autogestione dello spazio.

“L’importante per noi è che nella coscienza delle persone questa occupazione funzioni come un luogo aperto a chi vuole trascorrere il proprio tempo, avere la possibilità di godersi un pasto con cibo genuino”.

Per costruire altre forme di gestione e di vita della città, fondamentali sono le relazioni instaurate con altre realtà presenti sul territorio come “Convochiamociperbari”, gli abitanti (migranti e non) di villa Roth, i comitati ambientali che lottano contro le privatizzazioni e le politiche di austerity e per la difesa dei beni pubblici.

“Il B&Rs nasce anche dall’esperienza di supporto e solidarietà verso i migranti provenienti dall’Africa (Ghana, Senegal, Gambia, Eritrea etc.). Li sosteniamo per soddisfare bisogni fondamentali quali ad esempio la protezione internazionale o il permesso di soggiorno, l’organizzazione di corsi di italiano. Dal 2009 importante è il supporto verso percorsi di occupazione per l’assegnazione di spazi pubblici a scopo abitativo”.

“Dobbiamo tornare alle cose essenziali: dappertutto in Europa la forza propulsiva del movimento operaio è in crisi. Partiti e sindacati confederali non rappresentano più le classi povere, i disoccupati, i lavoratori, e comunque in molti casi questo stesso mondo non ha fiducia in loro. Siamo convinti di dover cominciare dall’inizio a fare politica, mettendo al centro i nostri bisogni essenziali. Per noi non basta fare solo rete, è necessario costruire organizzazione. Non rifiutiamo quindi i partiti o la necessità di una struttura organizzativa presente nelle lotte, anzi è importante che i percorsi di autogestione, i movimenti sociali si dotino di coordinamenti affinché le decisioni vengano prese attraverso processi democratici e acquisiscano maggiore efficacia. Non basta, tuttavia, solo la diffusione delle nostre legittime richieste, ma è necessario stare al fianco con le persone che vivono quotidianamente l’assenza di beni e servizi primari; è necessario partecipare a forme di solidarietà internazionale come nel caso della relazione tra il Centro Medico Sociale a Salonicco e il Bread&Roses o la BIOME in Grecia all’interno della rete internazionale dell’economia dei lavoratori e delle lavoratrici. Ed è bene che le organizzazioni interagiscano a tutti i livelli, collaborando sia nelle grandi lotte che in quelle meno conosciute”

 

Intervista rilasciata in occasione dell’iniziativa ‘Lezioni di greco - Solitarie ou Solidarie' lo scorso aprile al Bread&Roses, Bari

Traduzione di Gianfranca Stornelli


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