Problema risolto 

Quest’anno a Campobello di Mazara si parla di svolta…….e siamo d’accordo!
Qualcuno parla di “problema risolto”…
Ma non abbiamo capito per chi? A vantaggio di chi? In quale direzione?

Noi dal canto nostro sappiamo che come ogni anno dal 2014 siamo qui e soprattutto siamo stati a Erbe Bianche, abbiamo pulito un campetto talmente abbandonato e dimenticato al punto da sembrare inesistente nelle mappe catastali. Inesistente e invisibile come lo sono le persone che vivono in quel quartiere. Nessuno ci ha chiesto qualche settimana fa un’autorizzazione per “pulizia collettiva in luogo pubblico”. Dalla mole d’immondizia aumentata, quel giorno abbiamo creduto fosse questa la svolta a cui si riferiscono.

Dopo le pulizie, con i nostri scarsi mezzi e con tanta volontà abbiamo tappezzato la città invitando a giocare il weekend, il 20/21 Ottobre, ad oggi quello appena passato.

Il nostro appello era molto semplice e parlava di solidarietà e ci sembrava qualcosa di utile a tutti, una piccola cosa per carità, non abbiamo smanie di onnipotenza, ma crediamo di dover e poter fare qualcosa per smorzare i toni e il clima generale di diffidenza, odio e talvolta violenza che si genera tra gli esseri umani.

Così recitavamo su facebook:
“Noi crediamo sia necessario riappropriarsi degli spazi pubblici per creare le condizioni della presa di parola e dell'incontro all'insegna della solidarietà.
Un torneo di calcio in un campetto abbandonato in un quartiere popolare è la base per ripartire dall'umanità fuori dalle logiche del mercato.
Vogliamo che i lavoratori siano riconosciuti come essere umani e non come forza lavoro da spremere;
Vogliamo che i contadini siano considerati la risorsa più importante di un territorio;
Vogliamo che nessuno sia costretto ad emigrare;
Vogliamo luoghi e occasioni per conoscersi, per vivere Campobello, per costruire una comunità basata sulla solidarietà”.

Questi grandi temi potrebbero pure sembrare esagerati di fronte ad una partita di pallone ma indicano semplicemente l’idea di comunità che vogliamo promuovere e che crediamo possa solo iniziare dall’incontro e dalla convivialità al di fuori dei conflitti e degli interessi.

I temi possono sembrare esagerati, come forse lo sono stati gli inviti a desistere a svolgere il torneo perché deficitario delle dovute autorizzazioni.
Noi i consigli li accettiamo ma mai acriticamente e per questo avendo appreso per la prima volta della necessità di chiedere delle autorizzazioni per giocare a calcio e ridere insieme in un posto in cui lo abbiamo sempre fatto, ne abbiamo discusso collettivamente con molti degli iscritti al torneo e abbiamo deciso di non voler contravvenire ad una regola che ci ha comunque sorpreso e che non riteniamo giusta da nessun punto di vista.

Abbiamo deciso di non giocare perché come dice Mor, 20 anni, che aspettava il torneo: “Che brutto quest’anno sembra che dobbiamo solo vivere per lavorare, non ci fanno nemmeno giocare a calcio. Ma noi volevamo giocare per rimanere uniti e quindi anche se non ci fanno giocare, noi possiamo però rispondere rimanendo uniti e sorridere”.

Potremmo pure capire chi pensa sia esagerata l’importanza data da decine di persone iscritte ad una partita di pallone, potremmo farlo perché significa che non ha idea dei luoghi, dei volti e della quotidianità durante la raccolta delle olive a Campobello. Invece, a noi sembra proprio normale che un in sistema che sempre più perfezionandosi parla di regole, documenti, divieti che determinano solo un ulteriore invisibilizzazione di vite umane sempre più vulnerabili e ricattabili, un torneo di pallone diventi di vitale importanza perché riporta in luce la normalità. Un torneo che parla d’umanità di persone che sembra debbano sopravvivere un giorno in più per raccogliere una cassetta in più o per svendere un quintale in più d’olive.

Se la svolta significa tutto ciò….crediamo che nessuno possa stare tranquillo a lungo, un sistema non può reggersi ancora mettendo la polvere sotto il tappeto. Non crediamo sia conveniente a nessuno questo clima, o meglio sì, un po’ di lavoro comincia a crearsi anche per chi smonta e rimonta ogni anno una nuova tendopoli, forse un po’ per la “Bitti catering” che si propone di offrire pasti alla modica cifra di 3 euro al campo gestito dalla Croce Rossa.

Ma quanto ancora può essere tirata questa corda, quanto ancora si possono spremere i lavoratori e gli olivicoltori? A nostro modesto parere, c’è poco da farsi reciprocamente le pacche sulle spalle ma necessitiamo di umiltà da parte di tutti gli attori. Necessitiamo di una svolta che tenga in conto dei bisogni vitali di tutti/e e che passi da un’immediata messa in discussione dell’approccio emergenziale sia per le condizioni abitative e lavorative dei lavoratori sia per l’olivicoltura in generale.

Crediamo che tutti gli organi competenti debbano sforzarsi di fare un piano di uscita dall’emergenza che abbia anche un respiro pluriennale e non un mero carattere repressivo per i lavoratori e gli olivicoltori.
Bisogna attivare tutti gli strumenti necessari per far regolarizzare tutti i lavoratori che vogliono sostare a Campobello, permettere i rinnovi dei permessi di soggiorno non perseguire chi non ce l’ha;
Crediamo non serva a nessuno sgomberarli e farli vivere in condizioni peggiori, o forse serve a troppe poche persone;
Chi vuole rimanere perchè ha perso il lavoro al nord o perchè vuole investire su Campobello dovrebbe essere accompagnato ai servizi;
Chi vuole rimanere e può permettersi una casa dovrebbe essere accompagnato verso questa possibilità, perchè? Perchè conviene a tutti sia dal punto di vista sociale, infatti se migliorano le condizioni di vita dei più diminuisce il rischio del degrado e della violenza per tutti; sia perchè è un’opportunità economica per i campobellesi che posseggono case sfitte;
Se ci sono spazi pubblici abbandonati potrebbero, dovrebbero essere messi a disposizione al fine di perseguire gli obiettivi sopra descritti;
Bisogna mettere in condizione le persone di essere autosufficienti, ridurne l’autonomia stigmatizzando, con la scusa dell’igiene e della cura, l’autorganizzazione degli aspetti della vita quotidiana come le attività di ristorazione, non serve a nulla.

Per quanto concerne gli olivicoltori crediamo non tutti abbiano le stesse possibilità e profitti, non tutti abbiano le stesse responsabilità, non si può infatti chiedere ad un piccolo olivicoltore di contribuire alla risoluzione dei problemi al pari dei medio-grandi; eppure sembra che siano anche in questo caso I più deboli ad essere criminalizzati e stigmatizzati con l’ausilio degli strumenti normativi nazionali (vedi Legge 199 del 29 ottobre 2016 recante: disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo).

Non siamo coì ingenui da pensare che questi argomenti possano essere affrontati con slogan, sappiamo infatti di trovarci tutti dentro processi più grandi di noi e di tutte le istituzioni locali, ma crediamo che la serietà unita ad una programmazione sistemica possano dare frutti via via evidenti per uscire o quanto meno non alimentare una precaria condizione di emergenzialità.

In questo quadro generale crediamo che occuparsi della legittimità di un torneo sia alquanto singolare!!! Invitiamo ad applicare lo stesso zelo nella pubblicazione dei dati acquisiti in questa stagione definita della svolta, solo da una seria analisi di questi si può veramente programmare. Invitiamo ad usare la stessa attenzione rivolta al torneo di calcetto per programmare percorsi di lungo periodo. Forse non basta applicare la legge, forse qualcosa bisognerà pure inventarsi per dichiarare un “Problema risolto!” e nell’interesse delle collettività!

Nel frattempo vi aspettiamo tutti il 28 Ottobre, siamo, infatti, fiduciosi di poter stare uniti durante la festa di Magal che vivremo con lo stesso spirito di solidarietà che ci eravamo prefissati per il torneo. Invitiamo tutti a partecipare anche solo per conoscere questa importante festa che parla di un profeta murid esiliato dai colonialisti francesi. Bamba e il suo ritorno ogni anno vengono celebrati come un momento di partecipazione ed emancipazione collettiva, venite anche solo per omaggiare centinaia di uomini che vengono qui a sorreggere la nostra economia. 

 

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