La garanzia partecipata come strumento di convergenza. Sintesi dei passaggi chiave della ricerca radicata e collettiva in Sicilia

 Il 7 Maggio si è conclusa, con un’assemblea pubblica a Cinisi, una prima tappa di approfondimento della Garanzia Partecipata (GP) che sta alla base della rete dell'agricoltura contadina e del lavoro in autogestione FM Sicilia. Le prossime tappe saranno di confronto con chi pratica il lavoro in autogestione nelle campagne e nelle città, con le case del mutuo soccorso e i lavoratori migranti che animano altri pezzetti di lavoro di FM Sicilia e l’organizzazione nazionale AimFM di cui facciamo parte.

Il pragmatismo nelle differenze viene individuato come principio su cui si basa la GP della rete siciliana, che va oltre la parola fiducia. Le componenti della rete si riconoscono reciprocamente nell’essere contadine, nelle differenze e nell'eterogeneità, e questo genera uno strumento di garanzia basato sulla co-responsabilità della cura e della sopravvivenza della rete stessa. Per cui la garanzia partecipata si sostanzia in un meccanismo di responsabilità partecipata.

La rete si riconosce nell’organizzazione nazionale Autogestione in movimento FuoriMercato, nei principi della GP del listino nazionale di co-progettazione, mutualismo interno ed esterno e quindi nel proprio patto di mutuo soccorso che mette al centro la riflessione sul lavoro e sull’agricoltura contadina. Questa appartenenza è già una pratica perché è AimFM che permette la nostra esistenza sostenendo la distribuzione dei nostri prodotti che si concretizza grazie al lavoro di Contadinazioni e Rimaflow.

La rete dell’agricoltura contadina e del lavoro in autogestione nasce nel 2020, in piena pandemia, ed è nel 2022, che insieme a Scienza Radicata, decide di porre come pilastro ulteriore del proprio patto di mutuo soccorso quello della ricerca collettiva e permanente.

Per noi essere contadinə significa fare ricerca per minimizzare gli input nei nostri sistemi agroecologici, presidiando i territori, conservando e acquisendo conoscenza. Lə contadinə fanno ricerca per il miglioramento delle loro produzioni di cibo e di sapere in un’ottica di conservazione, trasmissione e avanzamento di conoscenze che sono una vera e propria assunzione di responsabilità per la salvaguardia dei territori, della biodiversità e della salute di tuttə. La conoscenza e le pratiche contadine sono fondamentali in ottica di adattamento al cambiamento climatico in atto e di conservazione di aree e territori fragili e vulnerabili. Essere rete contadina vuol dire quindi rappresentare un presidio di conoscenze, pratiche e monitoraggio sullo stato di salute dei territori che è nell’interesse di tuttə. Questo tratto della rete emerge in questa fase di ricerca dal 23 Aprile al 7 Maggio 2023, guidata da Contadinazioni e Scienza Radicata, e condotta attraverso momenti collettivi, interviste e visite, come quello che in pratica sta alla base dell’essere contadinə.

Lə contadinə, della rete come nel resto del mondo, per natura si adattano, oggi anche al cambiamento climatico, nonostante abbiano un ruolo sociale marginalizzato e sono consapevoli di essere guardianə e sentinelle tramite le azioni che quotidianamente svolgono.

La protezione delle colline dall’erosione del suolo e dalla perdita di biodiversità a Bosco Falconeria attraverso la costruzione di swales e la cura di un santuario. Le osservazioni sui trattamenti biocidi nelle coltivazioni convenzionali tramite le api di Bruno. Il monitoraggio degli incendi in tutti i territori in cui vivono lə contadinə della rete e la protezione delle aree con i parafuoco. La conservazione e la riproduzione di specie e varietà vegetali autoctone, antiche, adattate ai territori e fuori dal controllo dell’agro-industria sementiera e soggette allo strapotere della GDO, come il grano dei raccolti di Tobia, i fagioli e i peperoni del Gusto dei Colori. Il presidio di osservazione sull’uso insostenibile di acqua e trattamenti chimici nelle coltivazioni intensive di Nocellara del Belìce da parte di Contadinazioni. Il recupero di terreni dal collettivo LupoNero altrimenti destinati all'abbandono, alla svendita attraverso i meccanismi del mercato, o peggio, lasciati in balia degli incendi.

Queste pratiche contadine, di adattamento, osservazione e conservazione sono parte costituente della nostra GP e della visione di insieme della rete, che si lega a doppio filo con i territori e con le lotte per la giustizia climatica e ambientale. La questione principale ruota intorno al cibo, come base dell’esistenza umana sul pianeta. La rete riconosce nell'approvvigionamento di cibo un problema strutturale su cui è necessaria la convergenza e l’alleanza con le nuove generazioni e i movimenti sociali. La costruzione di spazi in cui il cibo sia al centro, non come oggetto di consumo, ma come base della vita, è per noi fondamentale per attuare una rottura con il modello agroindustriale basato sullo sfruttamento di persone e territori, e tra le maggiori cause dell’attuale crisi climatica e ambientale. Nuove relazioni che ruotino attorno a questo rappresentano per noi un punto di partenza. In primo luogo, per rispondere all’esigenza di raccontarci e raccontare dal nostro punto di vista un mondo, quello contadino, sistemicamente sotto attacco e vulnerabile, ma che rappresenta una visione altra delle relazioni di produzione e con gli ecosistemi. E poi, per  contribuire alla nascita di comunità che resistono e di percorsi basati sulla conoscenza, di concrete relazioni con le realtà che praticano mutualismo, mettendo a disposizione le storie, le esperienze e le produzioni della rete attraverso la GP.

Il lavoro è un perno pratico e di riflessione sin dalla nascita della rete.

Anche in questo caso, ogni realtà che si riconosce in questo patto ha piena autonomia organizzativa e si riconosce nella necessità della trasparenza tra membri della stessa, con i co-produttori e pubblicamente promuove un confronto sulle proprie scelte sul campo proprio perché politiche. Difatti la rete combatte contro ogni forma di subordinazione e sfruttamento delle persone e promuove una riflessione che va molto oltre il rispetto di un contratto, che rimane per ovvie ragioni la base minima e non sufficiente nei casi di lavoro salariato necessario nelle proprie realtà.

La rete promuove il lavoro in autogestione come pratica e riflessione di creatività, autodeterminazione e strumento fondamentale e partecipato che si articola nella diversità dei territori, delle relazioni, delle produzioni e delle necessità. La rete attua pratiche di lavoro in autogestione che mettono in comune le differenze che sono affrontate con un approccio inclusivo basato sul confronto e sulle esigenze delle singole produzioni. La rete riesce, grazie alla sua struttura fluida e all’impegno di tuttə, a costruire momenti di discussione e spazi sicuri dove affrontare i temi del lavoro. La rete sostiene i lavoratori e le lavoratrici salariate in lotta che non hanno la possibilità di praticare il liberamente il lavoro in autogestione liberandosi dal padrone. Questo è parte integrante della GP, è alla base di come intendiamo l’agroecologia, e costituisce un punto di convergenza con lavoratori e lavoratrici in lotta e integra l’orizzonte contadino.

Il nostro è un approccio di transizione. La rete contadina si basa sugli strumenti della co-progettazione, della co-responsabilità e delle co-produzioni ed è aperta in questo senso, compatibilmente con l’obiettivo di dare risposte concrete alle necessità, che si realizza nello stare insieme per trovare la strada. Insieme facciamo parte di un percorso che punta a un cambiamento che non è sistemico, non è risolutivo, ma è trasformativo. Viviamo le contraddizioni e ci lavoriamo con l’obiettivo di un miglioramento collettivo. Per tutto questo crediamo che la Garanzia Partecipata, sia uno strumento, un metodo di ricerca e non possa di certo limitarsi alla creazione di una nuova etichetta. Quest’ultima, è uno strumento che ci ricorda tanto il metodo esclusivo e distruttivo della GDO che piega i tempi della natura e dell’uomo per il profitto. Necessaria è invece per noi la capacità di affrontare problemi sistemici a livello locale e avere un metodo per mettere a verifica le pratiche, per migliorare, cambiarle, trasformarle sulla base delle necessità.

Lo strumento della solidarietà ci differenzia da imprenditori agricoli o da contadini convenzionali perché mira a superare l’individualismo e la frammentazione, tipiche del mercato e delle realtà agroindustriali. Siamo coscienti che i nostri problemi non sono solo “nostri” ma di tuttə e da qui nasce l’esigenza di connettersi con i micro-mondi che esistono, resistono e si alleano. Un esempio concreto è la relazione con la lotta dei braccianti a Campobello. L’esistenza della rete ci permette di dare un sostegno, seppur simbolico, alle lotte in cui ci riconosciamo tramite l’1% dei ricavi della distribuzione dei prodotti. Ancora, lo sfruttamento del lavoro e l’erosione dei diritti umani sono questioni strutturali, che si possono affrontare solo in un’ottica di convergenza.

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