Gianluigi Donnarumma: "In convitto col mito Buffon"

 A 16 anni titolare con Mihajlovic, il portiere del Milan vanta l'84,6 per cento di parate, 2° in Serie A: "Oggi rifiuterei anche il Barcellona. Ha ragione Conte, la maglia dell'Italia è una seconda pelle"

GIGIO ha un nomignolo da topo e un fisico da giraffa, ha 16 anni ed è un omone di due metri ("1 e 98", precisa), è nella scuderia di Mino Raiola e in pochi giorni si è preso il futuro: il debutto nel Milan, ora l'approdo nell'Under 21 di Di Biagio che venerdì gioca in Serbia. Gianluigi "Gigio" Donnarumma è stato più precoce in A di Peruzzi e Buffon, secondo nella storia solo a Pacchiarotti del Pescara nell'80.

Donnarumma, si sente un predestinato?
"Fa piacere sentirselo dire, ma devo restare umile. Mi chiamo Gianluigi per caso, Buffon è l'idolo di chi gioca in questo ruolo, tutti vorrebbero la sua carriera: il mio sogno è prendere il suo posto, vestire la maglia numero 1 della Nazionale. Adesso sono concentrato sull'Under, qui possiamo toglierci delle soddisfazioni. Ha ragione Conte, la maglia azzurra è e dev'essere una seconda pelle".

La sua vita sta cambiando in fretta, a 16 anni.
"È un momento speciale, lo vivo con serenità. Sono nato a Castellammare, ho vissuto a Pompei fino a 14 anni. Lì ci sono ancora gli amici veri. Sono arrivato a Milano due anni fa a luglio e ora sono in prima squadra, bellissimo. Due settimane fa stavo per partire con l'U17 per le qualificazioni europee, la Federcalcio su richiesta del Milan ha evitato di convocarmi: evidentemente era già deciso che debuttassi. A Milano sto in convitto, la mattina se non c'è allenamento vado a scuola, quarto ragioneria. Mio padre Alfonso fa il falegname, è milanista come me, mia madre Maria è casalinga e tiene al Napoli. La passione per il calcio l'ho presa da mio zio Enrico Alfano, ex portiere della Juve Stabia, purtroppo non c'è più. Per questo io e mio fratello Antonio, che ora è al Genoa, abbiamo scelto questo ruolo ".

Come fa a essere così tranquillo?
"Per carattere, mi lascio scivolare tutto addosso. La tranquillità è la mia forza, anche nei momenti duri di una partita. Un portiere deve trasmettere sicurezza alla squadra, non può permettersi incertezze. Mentalmente sono più avanti, me ne sono accorto all'esordio: dovevo essere agitato, invece no. Parlo in continuazione con i difensori, non mi fanno pesare la differenza d'età: in fondo del portiere devi avere fiducia
per forza, lui ha una visuale diversa e dà indicazioni utili. Mi aiutano il preparatore Alfredo Magni, ma anche Lopez e Abbiati con i loro consigli preziosi".

Se arrivasse un'offerta dall'estero?
"Oggi rifiuterei anche il Barcellona. Sono già in un top club".

Se non fosse il portiere del Milan, dove sarebbe?
"A scuola, a studiare per il diploma. La mia famiglia ci tiene molto".

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