Solidarietà ai lavoratori e lavoratrici della logistica in lotta

La notizia è un tuono che scoppia.
Hanno ammazzato uno di noi. E’ successo ancora.
Le emozioni sono tante. E’ orribile, agghiacciante, spaventoso, intollerabile.

I pensieri si accavallano e corrono veloci.
Non appena rallentano un poco, però, diventa più chiaro come non possa e non debba sfuggire la congiuntura economica, sociale e politica.
Non più tardi di ieri i titoli dei giornali informavano: “Un nuovo stop ai licenziamenti è sempre più lontano: dal 1 luglio almeno 70mila posti di lavoro a rischio per edilizia e manifattura”.
Da settimane si va avanti con una campagna mediatica incentrata sulla assenza di manodopera nei settori dell’economia legati al lavoro stagionale, una mistificazione della realtà che ha un solo fine: mettere pressione sociale su donne e uomini che vanno costrett* ad accettare impieghi con orari di lavoro ben oltre la normale durata di una giornata lavorativa e paghe pari a una piccola frazione di quanto prevedono i contratti di lavoro nel settore.

Questa è la visione della Ripartenza – il Recovery Plan - che accomuna tutte le forze politiche al governo, i più grandi interessi datoriali a una miriade di imprenditori di dimensioni medie, piccole e micro: i costi della ricostruzione li devono portare sulle spalle lavoratori e lavoratrici, mentre i benefici del loro lavoro devono affluire nelle tasche di padroni grandi e piccoli.
Dobbiamo essere docili, operose, produttive, flessibili e disponibili a tutto.

Dobbiamo farlo per il bene del Paese, per il futuro dell’Italia.

Non c’è proprio nulla di nuovo. È una visione antica, vecchia almeno qualche centinaio di anni.
Da sempre sono lavoratori e lavoratrici a costruire le fortune del capitalismo con il loro sudore, i loro sforzi, la loro fatica.
È il lavoro a produrre valore, è il lavoro a produrre il capitale.

Ma proprio per questo sono i lavoratori e le lavoratrici che possono disinnescare le regole economiche e sociali su cui si regge l’ordine costituito del sistema in cui viviamo. Rifiutandosi di lavorare alle attuali condizioni, negli attuali rapporti sociali e di lavoro. Domandando una diversa paga, delle diverse condizioni di lavoro. O decidendo di investire i loro sforzi, le loro energie, le loro abilità in lavoro autonomo, autogestito, liberato organizzato secondo regole diverse, orientato alla costruzione del bene comune, del benessere della comunità, e non alla accumulazione del capitale.
In questo contesto va inserito l’assassinio di cui ci arriva notizia. Oggi la logistica è un settore strategico. Lo ha rivelato in modo ancora più evidente il COVID-19 che ha messo a nudo le debolezze del capitalismo globale e globalizzato.

Un piccolo blocco. Un focolaio di contagio tra lavoratrici e lavoratori e subito salta la catena distributiva. Salta tutto.
Perchè sono le lavoratrici e i lavoratori della logistica a costruire il capitalismo globale.
Con il loro lavoro, con la loro fatica, con Il loro sudore costruiscono le infrastrutture lungo le quali circolano le merci, le arterie lungo le quali circola il valore prodotto dal lavoro di tutte e tutti noi e si accumula il capitale.
Ma proprio per questa loro posizione strategica sono lavoratrici e lavoratori che possono distruggere, e sovvertire il capitalismo globale.
Hanno tra le loro mani armi potenti che possono essere messe al servizio di tutte noi lavoratrici e tutti noi lavoratori, della nostra lotta per l’emancipazione.

Le nostre compagne e i nostri compagni nel mondo della logistica lo hanno capito bene.
Da mesi stanno portando avanti una lotta coraggiosa e instancabile per rivendicare condizioni migliori, per vedere riconosciuti i loro diritti.
Costruendo su legami, infrastrutture e esperienze collaudate in anni di scioperi e lotte, insieme, si fermano. Insieme, si rifiutano di lavorare alle attuali condizioni.
E questo terrorizza i loro padroni, e insieme a loro terrorizza i padroni tutti.
Perchè mostra che l’azione collettiva di lavoratrici e lavoratori è l’arma più potente per sovvertire il capitalismo: il vaccino contro il virus dello sfruttamento.
Perchè l’espandersi di forme di organizzazione sindacale e operaia tra lavoratrici e lavoratori della logistica concretizza la possibilità che quelle lavoratrici e lavoratori posssano mettere la loro arma a servizio del bene comune di tutt* noi.

Cosi’ l’incubo che tutto possa saltare sembra sempre più reale.
E allora ecco il ricorso a armi più estreme, più violente.
Oggi, come era già successo in passato.

L’assassinio di oggi mostra quando è debole il sistema capitalistico. Mostra quanto la paura pervade i padroni. È un tentative disperato di riportare lavoratrici e lavoratori al loro posto – cioè al posto che i poteri dominanti immaginano debbano ricoprire.

Ma noi non torneremo al nostro posto.
Lavoratori e lavoratrici della logistica ci mostrano la strada.
Insieme, risponderemo. Insieme, continueremo nella nostra lotta.
Rifiutandoci di lavorare alle vostre condizioni. Rivendicando e esigendo condizioni di lavoro e vita migliori. Costruendo esperienze e realtà di lavoro autonomo, autogestito, liberato nelle quali iniziare a costruire il mondo che vogliamo.

Verranno altre morti, altri assassini? Molto probabile.
Provate anche ad ammazzarci tutt*, noi non ci fermeremo.
Non abbiamo nulla da perdere, se non le nostre catene.
E abbiamo un mondo da vincere e costruire!

APPOGGIAMO E DIAMO IL NOSTRO PIENO SUPPORTO A TUTTE LE INIZIATIVE PROMOSSE DALLE COMPAGNE E I COMPAGNI DI ADIL E DALLE LAVORATRICI E I LAVORATORI DELLA LOGISTICA IN LOTTA!
FERMIAMOCI TUTTE E TUTTI!
FERMIAMO TUTTO!

FUORIMERCATO – AUTOGESTIONE IN MOVIMENTO

 

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